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DUELLI A ROMA TRA BEFFE, GARZE E RISATE

                                                              di Luigi Ceccarelli



               - Ci sono poi anche i duelli-beffa. A Roma ce ne fu uno, famoso e notissimo anche per i suoi risvolti
            a livello internazionale. Era il 1897.I rapporti politici italo francesi non erano dei migliori. Protagonista
            ne diventa il Generale Mannaggia La Rocca che non è altro che il soprannome che si diede Luigi Guidi, un
            povero  stracciarolo,  creatore  e  interprete  di  una  maschera  diventata  celebre  negli  ultimi  carnevali
            romani dell' Ottocento. Era un travestimento pittoresco e sgangherato molto gradito dal popolo che ne
            andava in sollucchero accogliendolo con risate, sberleffi ed immancabili pernacchie. Come al solito " er
            Generale  " dava adeguate  risposte.  Fioccavano,  al  suo  passaggio,  cipolle,  carote  e  torsi  di  broccolo.
            Appariva con uno spadone di legno, naso rosso, spalline e speroni, decorazioni di cartapesta, pantaloni
            blu  con  bande  rosse  ed  elmo  con  piume  colorate,  spesso  anche  di  carta.  Arrivava  quasi  sempre  a
            cavallo, con una bestia vecchia e macilenta, o con un somaro. Il seguito era costituito da uno stuolo di
            straccioni  e  di  ragazzini  che  schiamazzavano,  anch'essi  forniti  di  spade  di  legno,  cappelli  di  carta,
            tamburelle. Insomma una versione, irridente e popolaresca, di un militare di alto rango, di un generale.
            Serissimo e tutto d' un pezzo. Con questo cognome da operetta e con tali caratteristiche il " robbivecchi
            ", trasformato in " Generale ", diventa un personaggio noto in tutta Roma: insomma il re del Carnevale.
               Questa colorita figura di Roma Capitale fa ormai parte della letteratura specialistica romana e di lui,
            negli anni passati, ne hanno abbondantemente  e compiutamente trattato Pietro Scarpa, Giulio Cesare
            Santini, Mario Verdone e Maria Teresa Bonadonna Russo. Anche io, nell' indotto di Mannaggia La Rocca,
            ho pignolescamente  parlato -microstoria della microstoria-  di  Arcangelo  Lombardi,  sarto,  e  di Luigi
            Petrangeli,  cantoniere  stradale,  sprovveduti  e  tristi  emuli,  che,  allo  sfiorire  del  Carnevale  Romano
            volevano portare avanti la Maschera del Generale Mannaggia La Rocca senza avere la stessa genialità
            folle del loro predecessore.
              La notorietà del "Generale" accresce ancor più quando, appunto nel 1897, è coinvolto, senza volerlo,
            in una sfida lanciata da alcuni ufficiali italiani al principe Enrico d'Orléans che ha denigrato i soldati del
            nostro esercito. Il principe, dato il suo rango, accetta di duellare solo con un suo pari. E sarà quindi il
            conte di Torino, Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta a ferire nel duello riparatore l'Orléans. Il fatto ha
            grande risonanza in tutta Europa con una lunga coda di nuovi duelli, sfide e controsfide, tra francesi e
            italiani. Un francese permaloso, Thomeguez, si mette a disposizione di tutti gli ufficiali superiori italiani
            che vogliono battersi con lui. A questo punto un brillante giornalista de La Tribuna di Roma, l'avvocato
            Eugenio  Rubichi,  che  si  firma  "  Richel  ",  interviene  nella  polemica  e  gli  invia  questo  beffardo
            telegramma:  "Provocazione  accettata  da  mia  parte  e  da  un  gruppo  italiano.  Firmato  Generale
            Mannaggia La Rocca della nobile schiatta dei Cenci Roma- via Quattro Fontane." Il francese abbocca
            ed accetta il duello. Si può immaginare il suo stupore e la sua ira quando viene a sapere chi veramente è
            il famoso "Generale". Thomeguez, offesissimo, insiste per duellare con tutti i crismi della serietà: verrà
            accontentato, e sconfitto, da un abile spadaccino napoletano, il tenente Enrico Casella. E così anche
            Luigi Guidi si vedrà attribuire una vena, se pur grottesca, di passione patriottica.
               - Ci sono poi i duelli che vengono immortalati in quegli album di ricordi che, almeno un tempo,
            riassumevano e certificavano, anche i più piccoli,  ma tanto significativi, episodi di vita quotidiana di
            un'intera  esistenza.  Un'accozzaglia  varia  e  numerosa  che  potrebbe  fare  la  felicità  di  uno  storico
            minimalista.    Ed  allora  ecco  la  ben  custodita  ed  orgogliosa  raccolta  di  autografi  di  persone  celebri
            (politici,  dignitari,  attori,  musicisti,  sì,  proprio  di  quelli  che  si  firmano  sul  pentagramma);  la
            testimonianza di telegrammi postali arrivati con i graditi  rallegramenti e felicitazioni (su carta gialla con
            le  striscioline  bianche  appiccicate  con  su  incise  le  parole  augurali  in  tutte  maiuscole);  un'infinità  di
            fotografie di gruppo (irripetibili gite fuori porta, banchetti, una giornata al mare); indimenticabili viaggi
            a Parigi, Bruxelles, Berlino, Budapest, Bucarest, con tutto il patetico repertorio di cimeli a ricordo di un
            soggiorno  all'estero  (biglietti  di  treni,  di  wagon-lit  e  di  tram,  programmi  di  sala  di  opere,  operette,
            concerti, circhi equestri, menu di restaurant, ingressi a musei e gallerie); impressioni e schizzi dal vero di


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