Page 2 - Ruspoli
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RUSPOLI
Signore e Signori,
Rivolgo un riverente saluto a Sua Eminenza il Cardinale Fiorenzo Angelini, al Presidente Giulio
Andreotti, a Sua Eccellenza James Nicholson, Ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la S.
Sede qui presenti e a tutti voi.
Al padrone di casa, Don Sforza Ruspoli, un ringraziamento per averci ospitato e consentito di ricordare
la figura di Suo Padre. Egli, con la collaborazione di sua moglie, la Principessa Maria Pia, con
ammirevole amore filiale ha voluto celebrarlo pubblicando nuovamente le sue opere, affidandole
all'editore Luciano Lucarini.
RUSPOLI Francesco ( Roma 1900-1989 )
Era un gran signore che al vanto della nobiltà avita aggiungeva la multiforme espressione della sua ispirazione artistica di
pittore e scultore; ma era soprattutto un romanista, conoscitore della città ed innamorato della sua campagna e
dell'originaria Maremma che lo attraeva per i suoi spettacoli naturali, per la sua gente, per gli animali che ne abitano le
forre.
Nel 1929 aveva partecipato alla costituzione del Gruppo dei " Romani della Cisterna " e quindi era stato fin dall'inizio
nel successivo Gruppo dei Romanisti nel quale aveva portato la distinzione del suo tratto, la fine dizione delle sue poesie e
la brillantezza della sua conversazione, oltre al calore della sua passione di geloso tutore dei valori della tradizione e
dell'ambiente.
Questo testo è ricavato da "Romanisti di ieri - sommario di notizie biografiche" dei circa 300 soci
scomparsi fino al 2002, pubblicato dal Gruppo . La consultazione del repertorio giova alla migliore
conoscenza e comprensione del mondo culturale romano degli ultimi cent'anni. La redazione di questo
lavoro la dobbiamo all'attenta cura del collega ed amico Armando Ravaglioli durante la scorsa
presidenza di Umberto Mariotti Bianchi. ( Ravaglioli non sta bene: gli mando insieme ai colleghi del
Gruppo i più affettuosi saluti.)
Veniamo perciò a sapere che Francesco Ruspoli faceva parte di quel gruppo di amici che prese
l'abitudine, tutta romana, di ritrovarsi a tavola nell'antica trattoria trasteverina "La Cisterna". Fra una
coda alla vaccinara, un piatto di gnocchi, pajata e puntarelle, discutevano di arte, di tradizioni e di
cultura romana, inventavano e realizzavano mostre, convegni, pubblicazioni. Insomma fecero per
Roma e su Roma cose bellissime. Erano, questi de "La Cisterna", scrittori, poeti, artisti giornalisti: tutti
nomi affermati ,Trilussa, Petrolini, Ceccarius, Liberati, Veo. I più giovani fra loro erano Enrico
Santamaria, futurista e Francesco Ruspoli, Principe romano e, come gli altri, innamorato della sua città.
Si autodefinirono, così, alla buona "Romani della Cisterna". Era, come avete sentito il 1929. Da lì a
qualche anno, siamo nel 1937/1938, alcuni di loro seguitarono ad incontrarsi nel bellissimo e pittoresco
studio dell' antiquario Jandolo a via Margutta, continuando a parlare ed attivarsi per Roma. Decisero di
allargare l'esclusivo circolo anche ad altri studiosi e patiti di Roma, cercarono di darsi un minimo di
struttura organizzativa però tutta fondata su una libera, non scritta e spontanea costituzione: il quadro
d'intorno lo permetteva. Dopo molte polemiche, confutazioni, ammonimenti e controproposte
stabilirono di battezzare la nuova associazione "Gruppo dei Romanisti." (C'erano in ballo altri nomi: il
pedantesco "romanofili", il gastronomico "romaneschi" e il timore di essere confusi con altri
"romanisti", quelli del Diritto Romano, della Letteratura romanza, dei calciatori e dei tifosi de "a'
Roma"). Come detto, prevalse "Romanisti" e da allora il vocabolo figura in tutti i dizionari e nei
repertori linguistici italiani e stranieri. Francesco Ruspoli è sempre con loro, attivo e partecipe.
Seguitarono, non c'è dubbio, ci mancherebbe altro, ad andare a pranzo e a cena, nelle più svariate
osterie e trattorie di Monti, Trastevere, Testaccio, insomma nella vecchia Roma. Durante i pasti, sempre
rumorosi ed animati (non erano sicuramente colazioni di lavoro) s'intrecciavano discussioni su
questioni artistiche, letterarie od archeologiche, trasformando il locale in un'accademia vera e propria. Si
stendevano programmi e si polemizzava, allora come oggi, sui fatti romani del giorno, fra l'interesse e
l'intervento anche degli altri commensali. Le riunioni che durarono fino intorno agli anni '70, si
chiudevano con simpatiche dizioni di poesie romanesche dei presenti, edite o inedite, alla lettura delle
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