Page 3 - AFA - Antologia sull'insopportabile caldo romano
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(Sandro De Feo, Cronaca del Ponentino, in Colombo e cupole, a cura di

                                  Renato Giani, Casa Editrice Carlo Colombo, Roma, 1956)



                              -  Sscirocco  =  Vento  caldo  ed  umido  che  soffia  tra  levante  e
                                  mezzogiorno, particolarmente inviso ai romani che lo ritengono

                                  cagione di nervosismo e di squilibri psichici. Dall’arabo shulùq.
                                  (Fernando Ravaro, Dizionario romanesco, cit.)



                           TOPONOMASTICA



                              -  Vènti, vicolo de’ = Parrocchia di S. Caterina della Rota = Rione

                                  VII. Regola

                                  In ogni stagione ed in qualunque ora del giorno si transiti per questo vicolo si
                                  rende sensibilissimo il soffiare dei vènti, per cui dovendoglisi dare un nome, fu

                                  derivato da ciò che in esso di continuo si esperimenta.
                                  (Alessandro Rufini, Dizionario etimologico- storico delle strade, piazze,

                                  borghi e vicoli della città di Roma,  Tipografia  della  R.C.A.  presso  i
                                  Salviucci, Roma 1847).



                                          LI SERVITORI IN ANTICAMMERA

                                   DURANTE IL CONCISTORO DELLI CARDINALI
                                             Che sbafa!, che callaccia! Opri le porte,

                                             armeno gioca l’aria………………
                           16 aprile 1882

                           (Giggi Zanazzo, Poesie romanesche, a  cura di Giovanni Orioli, Avanzini e
                           Torraca, Roma, 1968)

                           869       ER  CALLO



                                                Uff ! che bbafa d’inferno ! che callaccia !

                                                Io non ho arzato un deto eggià ssò stracca
                                                Oh cche llasseme-stà ! ssento una fiacca,

                                                che nnun zò bona de move le bbraccia.



                                                Sto nnott’ e giorno co li fumi in faccia,
                                                sudanno a gocce peggio d’una vacca;


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