Page 4 - AFA - Antologia sull'insopportabile caldo romano
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che inzino la camicia me s’attacca
su la pelle. Uhm, si dura nun ze caccia.
Ho tempo a fiamme vento cor ventajjo,
a bbeve acqua e sguazzammo a le funtane
è tutto peggio, perché ppoi me squajji.
P’er maggnà, ccrederai ? campo de pane.
E nnun te dico ggnente der tavajjo
De ste purce, ste mosche e ste zampane.
Roma, 8 febbraio 1833 G.G.Belli
(Giuseppe Gioachino Belli, Tutti i sonetti romaneschi, a cura di Marcello
Teodonio, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1998).
Così commenta il curatore: ”Dopo l’inverno del sonetto precedente,
ecco in questo l’esplosione di un’estate calda, umida, soffocante. La
donna che parla esprime tutto il suo fastidio e lo spossamento per
un’atmosfera invivibile.”
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