Page 6 - AFA - Antologia sull'insopportabile caldo romano
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LA STAGGIONE DE “CHALLASCIUDDE” 1
(Sonetto in giudaico-romanesco)
O, menomale, ecco ‘na fontanella:
famme fa’ ‘na bevuta:…àah! Chi reffiato!
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‘st’ acqua de Trevi t’aremette ‘o fiato,
ch’io mmai me staccherio da la cannella.
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Stàe , che da ‘n Prati a qua ‘sta solarella
m’ ha abbarbagliato ‘a vista e m’ha ‘mbriacato
e sudo, che me sento appiccicato,
ch’ è tutt’un attaccume, e panni e pella !
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A passà ponte, ‘i carni te s’aggricceno :
ché ‘a selciata è ‘na brascia, che mommòne
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li prosperi , se caschino, s’appicceno .
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E, fra sacco, e fagotti, e fagottèlli ,
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c’è da i’ ‘n squagliori , co’ sto sol-leone
che spacca ‘i pietri e spappa li ciorvélli !
21 Luglio 1927 Crescenzo Del Monte
(Crescenzo Del Monte, Nuovi sonetti giudaico-romaneschi,
Cremonese Editore, Roma, 1933)
Il caldo d’estate si fa sentire. E’ spaventoso. La gente boccheggia, tutti si lamentano
per le torride temperature. Agostino Chigi, il Principe diarista, nonché altissimo
Note dell’Autore:
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Caldura cocente (“Callaccia”, si direbbe dai romani. E forse la voce potrebbe
derivare da questa sua corrispondente romanesca, con applicata la terminazione
ebraica in “ùd”) .
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La più fresca e leggera di Roma, che si trova solo nei quartieri bassi della città.
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(staio) sto.
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Dal quartiere dei Prati (di Castello) al di là del Tevere.
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Accapricciano.
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Fosfori, zolfanelli.
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Accendono.
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Il fardello dei rigattieri girovaghi (robbivecchi).
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In dissolvimento per sudori abbondanti.
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