Page 3 - Su Teodonio
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storie - Roma 1837. L'accoppiata era curiosa, l'argomento nuovo e ben

                  svolto da un giovane studioso di Belli ( quanti sonetti e commenti

                  del poeta nel quadro di una Roma devastata dall'epidemia ) e da un

                  altrettanto giovane ed attento conoscitore della medicina

                  omeopatica ( con la pubblicazione di preziosi manoscritti riguardanti

                  questa scienza, che fu una delle forme di lotta sperimentate durante

                  il colera ). Il saggio di Francesco era dedicato affettuosamente a suo

                  nonno  Ceccarius. Con Marcello, anche se trasversalmente, eravamo
                  in famiglia. Il nostro incontro avvenne nelle polverose ed austere

                  sale del vecchio convento di S.Alessio a piazza Cavalieri di Malta,

                  all'Aventino, sede dell'Istituto Nazionale di Studi Romani. Più Roma

                  di così non si può. Tra noi si sviluppò una rapida simpatia. Scambio

                  d'idee e segnalazione di libri, di spettacoli teatrali e cinematografici,

                  progetti e prospettive su Roma, programmi assurdi e bellissimi.

                  Speranza e sogno di erigere importanti Centri culturali, di dar vita a
                  prestigiosissimi periodici ed a originalissimi spettacoli su Roma. In

                  realtà in quel periodo,fra una cosa e l'altra, fra aspettative e delusioni,

                  mangiammo per fortuna almeno molte pizze napoletane

                  accompagnate da allegri e divertenti cazzeggi su qualsiasi argomento.

                  Come in tanti altri casi in questo clima stava nascendo e si

                  consolidava una salda amicizia. Senza nessuna difficoltà anche tra le

                  nostre famiglie si stabilì una forte simpatia, ci fu poi la conoscenza

                  di tante persone che la pensavano come noi che diventarono poi

                  una grande schiera di fedeli amici. Una tribù, un clan, una camarilla,
                  un'arciconfraternita, una corporazione, una cricca, una congrega ?

                  Non lo so. Può anche essere. Qualcosa di simile ma nel senso più

                  pulito, meno sinistro e positivo della parola. Però una cosa

                  certamente sicura era, ed è,  che tra noi e tutti gli altri c'era e c'è

                  un'armonia ed una concordia comune sui tanti problemi che

                  riguardavano le cose di Roma. Quelle culturali essenzialmente. E in

                  una visione nuova.

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