Page 14 - Sulla delegazione romana dell'Accademia Italiana della cucina
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Scorpacciate, da sentirsi male, di bigné e frittelle per il giorno
di San Giuseppe quando tutta Roma veniva a casa per fare gli
auguri a Ceccarius. Per Pasqua e per fine d'anno il suo vecchio
e caro amico Freda, gli dava utili consigli da quale
"abbacchiaro" poter trovare gli esemplari più pregiati di tutta
Roma. Buonissimo, pure sotto il solleone, il ferragostano
"pollo al potacchio". Tutto questo, a casa nostra è purtroppo
un po' finito. Rimangono, per fortuna, certi modi di dire che
alla lontana ricordano la cucina e i tempi dell'Accademia della
Cucina. È un pulviscolo ma che comunque fa ora parte del
nostro lessico familiare come "i broccoletti alla Volpicelli" e
"il digestivo alla Freda". Altri, ma l'Accademia non c'entra
niente, e credo che accada in tante famiglie che ci siano ricette
che si tramandano negli anni con nomi di persone amiche: "la
cicoria del notaio Volpe", "il brodo della contessa Maroni".
L'identità di queste due persone mi sono note. Non so chi
fosse "la sora Adele" o "signora Adele" quella del noto
sformato. Adelina Patti? Adele Faccio? Adele H, la figlia di
Victor Hugo? Sarei grato a quel lettore che volesse illuminarmi
su questo: lo ringrazierei.
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