Page 10 - Sulla delegazione romana dell'Accademia Italiana della cucina
P. 10
accademici argomentavano nel vasto campo della gastronomia
romana, o dichiaratamente romanesca: piatti, prodotti, usi,
consuetudini, riferimenti culturali, abitudini, manie,
accoppiamenti. Era un profluvio di raffinata sapienza
gastronomica che animava ed allietava la tavola prima, durante
e dopo il pasto. I temi erano i più vari e lì per lì sembravano
cose ovvie, normali, futilità di tutti i giorni: come si preparano
e si cuociono i broccoletti di rapa, oppure come si devono
servire i pomodori "Giugnaroli", dove si mangia meglio a
Roma "L'animelle alla griglia o al vino bianco". Rimanevo
stupito della mia ignoranza e superficialità pure nella
gastronomia. E pensare che anche allora mi piaceva tanto
mangiare! Mangiavo senza sapere. La bontà delle cose che
mangiavo vincevano la mia incompetenza. Ma non ero, né
sarò mai, Ceccarius mi perdoni, Accademico della Cucina.
La Consulta della Delegazione era composta da varie
persone e personaggi dalle professioni e dai mestieri più
diversi. E, come ha scritto Volpicelli, tutti uniti in una salda
amicizia "dando ciascuno il suo apporto, piccolo o grande, alla
salvaguardia, al recupero della cucina romana, quella vera…".
Professionisti, dirigenti industriali, nobili, giornalisti, librai,
musicologi. Questa era la variegata composizione dei primi
accademici romani. A parte ogni nostalgismo quella fu una
bellissima stagione gastronomica. Gli accademici si davano da
fare e suggerivano di andare a fare un salto e a mangiare in
certi postarelli dove… E così venne fuori che a Roma,
conoscendo e volendo, si riusciva a mangiare in ottima
maniera. Cerco di ricordare qualche locale consacrato allora
dalla presenza di questi pontefici. Butto giù alla rinfusa:
"Checchino" al Mattatoio, "Perilli" a Marmorata, "Agustarello"
9