Page 7 - Sulla delegazione romana dell'Accademia Italiana della cucina
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Anche altrove accadeva la stessa cosa. Ma non come a Roma
nelle osterie e trattorie; a Milano, per esempio, la gente e quel
giro di persone che avevano a cuore la sorte pericolante della
buona cucina s'incontrava nei ristoranti. Bagutta è il classico
esempio. È lì, come tutti sanno, che nacque l'omonimo
Premio Letterario. A proporlo fu il nostro (è proprio il caso di
dirlo) Orio Vergani, grande animatore di tante iniziative. Il
locale vedeva la presenza di giornalisti e letterati in giorni e
orari strettamente rigidi e prestabiliti: chi tardava pagava una
multa. Vergani lanciò un'idea proponendo di destinare il
gruzzolo delle multe a un fondo a favore dell'autore del libro
uscito nell'anno preferito dagli abituali frequentatori. La cosa
funzionò. È chiaro che poi i premi, abbastanza sostanziosi,
furono concessi non davvero più coi soldi dei soli ritardatari.
Era stata comunque un'idea
Le questioni e i problemi che riguardavano la gastronomia, la
buona tavola, insomma tutto quello inerente la salvaguardia e
la difesa della Cucina Italiana era nella corda naturale della
personalità di Orio Vergani. La faccenda riguardava non
soltanto Milano ma l'Italia intera. Questa volta non restava
altro che costituire un'Accademia Italiana della Cucina,
sviluppata in più Delegazioni.
Vergani aveva cominciato molto presto la sua carriera
giornalistica e quasi ancora ragazzo negli anni '2o si era
conosciuto con Ceccarius a La Tribuna. Erano i suoi anni
romani prima che spiccasse il volo al Corriere della Sera dove
sarebbe poi divenuto il grande giornalista, corrispondente,
scrittore, commediografo, organizzatore culturale che
sappiamo. Già da qualche anno, prima dell'origine
dell'Accademia della Cucina, Vergani quando veniva a Roma
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