Page 26 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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Genzano il 12 marzo 1997. Repliche all’Alba Radiens di Albano Laziale e il 28 aprile dello
stesso anno al Teatro Colosseo di Roma.
Per chi preferisce occupare il proprio tempo libero da solo, a casa, davanti a uno
schermo segnalo che, con l’aiuto di mio figlio Filippo, qualche cosa ho trovato in Internet
durante la ricerca su Cola di Rienzo: è il videogioco Un angelo sopra Roma edito dalla Casa
editrice triestina Kata Kumbas protagonisti Petrarca e Cola di Rienzo che s’incon-trano(?)
durante l’Anno Santo 1350. A un certo punto Filippo aveva altro da fare, io non sono
buono a navigare in Internet, tempo libero ne ho troppo o troppo poco, e la “cosa” è
rimasta lì, nel mistero. Qualcosa ci deve, forse, essere. Provi chi vuole, io sono a
disposizione. Per restare ancora un momento su Internet, mi corre l’obbligo di ricordare che
da un’indagine condotta sul motore di ricerca Alta Vista il nome Cola di Rienzo appare per
ben 717 volte. Correttezza vuole che si precisi trattarsi quasi sempre di ragioni sociali e/o
negozi svolgenti le loro attività nel-l’omonima strada romana.
E in televisione? In televisione niente. Strano ma vero, il più diffuso, il più importante
mezzo di comunicazione di massa ignora il nostro Cola. E’ forse, tra i vari immaginari
cassetti dell’immaginario archivio sul personaggio, il più desolantemente vuoto. Apriamo gli
altri cassetti vuoti: non c’è un francobollo commemorativo né del Regno né della
Repubblica. Non esistono medaglie celebrative. Né monete. Si, esiste una moneta coniata al
tempo del tribuno, ma questa è un’altra storia, è storia, non rientra nel mito popolare. Chi
vuole potrà vederla esposta nella mostra annessa al nostro Convegno. Su Cola neanche una
figurina Liebig e nemmeno Panini. Non un libro della Scala d’oro, collana di grossa presa per
la formazione dei ragazzi anni ‘30 e ‘40. Nell’abbondantissima offerta turistica di discoboli,
Mosè, Colossei, Paoline sui divani, bighe, papi defunti e regnanti, quei souvenirs, destinati a
diventare struggenti ricordi di Roma, non c’è nemmeno l’ombra di Cola. Anzi, a una mia
richiesta sul perché dell’assenza del tribuno, il bancarellaro interpellato mi ha risposto: “Cola
di Rienzo chi?” Non c’è una storia a fumetti, ulteriore e capillare strumento di
comunicazione, niente. Nessun busto alla Protomoteca in Campidoglio, il suo Campidoglio.
Invece, come abbiamo già visto, c’è un suo busto al Pincio, ma non parla. Si, perché il poeta
romanesco Augusto Jandolo nel 1907 compone un poemetto in versi, Li busti ar Pincio
immaginando un colloquio tra i busti, ironici spettatori della vita di ogni giorno. Ma il busto
del tribuno non parla, è messo da parte. Non c’è un volantino, un libriccino, una canzone
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