Page 23 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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fondamentale, dei dialoghi che sono ispirati proprio alla Cronica e che i personaggi parlano
con esilaranti neologismi maccheronici superando l’ampolloso tradizionale ciarpame dei film
in costume. Monicelli, Age e Scarpelli, che ne sono gli autori, rifacendosi ampiamente anche
al testo dell’Anonimo romano hanno inventato, nello spettacolo cinematografico, un’epopea
tragicomica assolutamente originale. Ne siamo, in parte, grati a Cola.
Ma cosa c'è del mito popolare di Cola di Rienzo nello spettacolo? Tralasciando le
fantomatiche "filme", sperdute nel buio dei primi anni del cinema, una diretta da Caserini
(1910) e l'altra interpretata dalla grande Bertini all'inizio della sua carriera (1911), due pellicole
con lo stesso titolo, I Martiri d'Italia uscirono contemporaneamen-te: in entrambi Cola di
Rienzo appariva in compagnia di almeno altri 22 padri della patria, tutti accomunati in un
globale progetto cinematografico prodotto per diffondere le glorie italiche passate. Una delle
due pellicole è diretta da Domenico Gaido è prodotta da Pittaluga; l’altra diretta da Silvio
Laurenti-Rosa è prodotta dalla Italia-film di Bologna. Tutti e due i film, muti, sono del marzo
1927. Da un programma di sala, distribuito nei cinematografi romani, dell’opera di Gaido
trascrivo:
“Traendo spunto dal lontano 1200, alba crepuscolare d’una prima
Unità della Patria, quella della lingua, il film passa in rassegna tutti gli
avvenimenti più notevoli della storia d’Italia, esaltando, nella loro
semplice e sintetica esposizione, le eroiche gesta dei Martiri e dei
Grandi. Da Dante a D’Annunzio, da Balilla a Garibaldi, da Pietro
Micca a Cesare Battisti, da Cesare Balbo a Silvio Pellico, da
Masaniello a Santorre di Santarosa, da Federico Confalo-nieri ai
fratelli Cairoli, fino alla Grande Guerra ed alla Marcia su Roma, che
conclude que-st’epopea. Il coro del Nabucco e canzoni patriottiche
sottolineeranno l’azione cine-matografica”.
Cola (interpretato da Celio Bucchi, un “forzuto” piuttosto noto del muto italiano) è
mischiato con Cristina di Belgioioso, Balilla, Guglielmo Oberdan, Dante Alighieri, Antonio
Sciesa e sua moglie Elena, Garibaldi e Pietro Micca e tanti altri. E’ un museo delle cere con
intenti di educazione civica in un’Italia che si sta avviando verso il grande consenso al
fascismo. Il successo del film arriva subito e prosegue anche negli anni Trenta, con
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