Page 9 - Quando il voto era una novità
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modeste e nevrotiche (sarà giusta la casella? Calcherò troppo la matita? Troppo
poco?).
Le donne, poi, avevano un problema in più: il rossetto, un semplice sbaffo
del quale poteva annullare un diritto appena conquistato… Timori non da poco se,
quasi trent'anni dopo, quell'atmosfera emozionata e reverenziale echeggerà ancora
in una bella canzone di Giorgio Gaber:
Mi danno in mano un paio di schede
E una bellissima matita,
magra, sottile, marroncina,
perfettamente temperata,
e vado verso la cabina volutamente disinvolto
per non tradire le emozioni,
e faccio un segno sul mio segno:
come son giuste, le elezioni.
È proprio vero che fa bene
Un po' di partecipazione:
con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita,
così perfetta e temperata.
Io quasi me la porto via…
Democrazia…
Comunque la gente votava. A mezzogiorno, nonostante il sole a picco,
nonostante il pensiero del gas che stava per essere tolto, i romani erano quasi tutti
per strada. Ci mancò poco che un bambino nascesse nella sezione dell'Olmata.
Vecchietti e vecchiette cominciavano ad alimentare, con le loro ingenue richieste,
quell'anedottica elettorale che ancora fa la delizia dei cronisti. Un'anziana signora del
Salario si stupiva di non poter dare la preferenza a Sant'Antonio, un'altra non usciva
più dalla cabina perché convinta di dover riempire tutti i quadratini. Un vecchio si
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