Page 6 - Quando il voto era una novità
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il Colosseo, rimosso incubo dei benpensanti; esclusa piazza Venezia troppo legata
alle recentissime "adunate oceaniche", al divieto di sostare per più di tre persone,
alla chiusura del Caffè Faraglia inviso al sospettoso dirimpettaio ne restavano ancora
tanti di bei posti spaziosi.
Come nel gioco venuto di moda molti anni dopo ("la minestrina è di destra,
il minestrone è di sinistra"), ci furono subito le piazze di destra e quelle di sinistra:
una per tutte, San Giovanni, consacrata per sempre ai riti della Chiesa Rossa. Che
bello poter parlare forte e chiaro dopo tanto tempo di solo jus mormorandi! Ma
questo piacere nuovo doveva essere riservato unicamente agli oratori ufficiali? No
di certo.
I comizi volanti, coi relativi capannelli, toglievano così, a chi lo volesse, la
voglia di essere ascoltato e non stare lì solo ad ascoltare. Dopo cena, perlopiù sotto
la Galleria Colonna, in mezzo a folti cerchi di spettatori pronti a rimbeccarsi, come
feroci e improvvisati combattimenti di galli, si accendevano i comizi volanti. La voce
popolare li diceva nati da un episodio preciso. Un milanese supponente che stava a
guardare gli attacchini al lavoro, avrebbe apostrofato il suo pacioso vicino romano
con un antipatico: "Ma qui non si discute?". Naturalmente, ne era nata subito una
discussione, per discutere se anche qui, a Roma, si discutesse. Alla nuova
contrapposizione Democrazia Cristiana / Partito Comunista e monarchia /
repubblica, si aggiungeva così quella, solita, Milano / Roma.
E così la campagna elettorale per il referendum istituzionale era presa con
quella passionale abitudine, tutta italiana, di dibattere, con la medesima intensità,
antichi ed attuali dualismi, antagonismi, campanilismi (patrizi o pleblei? Guelfi o
ghibellini? Wagner o Verdi? Roma o Lazio? Bartali o Coppi?). I capannelli nati per
strada, alla portata di tutti, anche se improvvisati e urlati, in qualche modo erano
una forma primordiale di politica aperta e di partecipazione popolare. In Galleria
Colonna, Roma aveva quindi il suo hyde-park. Ma qui non c'era l'abitudine alla
discussione, alla pacatezza e alla tolleranza; appena possibile si levava quasi sempre
la parola al contraddittore, poi per insopprimibile amor di spettacolo e per far ridere
l'uditorio, s'improvvisavano storie esilaranti che non c'entravano niente con le
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