Page 8 - Quando il voto era una novità
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                             Qualche volta, se il clima si era fatto troppo bollente, lo spettacolo finiva

                     male.  Col  carosello  (altra  novità)  eseguito  dalle  camionette  della  Celere.  Dentro  la

                     Galleria Colonna.

                             Volavano  sedie  e  gambe  dei tavolini  del  Bar  Berardo.  I  fermati  venivano

                     portati  alla  Questura  di  San  Vitale  o  al  Commissariato  del  Collegio  Romano.

                     Venivano poi rilasciati.







                     SCHEDE E MATITA



                             2 giugno 1946. Il giorno del voto era arrivato. Insieme a tante altre cose, in

                     quell'alba  nasceva  una  nuova  scienza  inesatta:  la  meteopolitica.  In  molti  si

                     chiedevano come sarebbe stato il tempo. Sole o pioggia? Oppure così così, un po' di

                     sereno e un po' di nuvole? Dall'una o dall'altra ipotesi discendevano conseguenze

                     diverse, si traevano auspici ambigui. Per le sinistre, ad esempio, era meglio la pioggia

                     che tiene a casa vecchi, malati e indecisi (molti anni dovranno ancora passare perché
                     la nuova abitudine al week end renda invece insidiosa la bella giornata). Sia come

                     sia, a Roma vinse il sole.

                             Incredibile,  già  al  mattino  presto  file  lunghissime  di  persone  impazienti

                     stazionavano davanti ai 1026 seggi. Breve momento di panico per i pochi poliziotti

                     predisposti:  come  per  un  appuntamento,  i  quattro  quinti  degli  elettori  si  erano

                     presentati contemporaneamente! Niente paura, alle code tutti erano abituati: code

                     per il pane, per la farina, per lo zucchero, code regolate da un galateo cui, più o

                     meno spontaneamente, tutti si adeguavano. Quanto al sole, venivano buoni i tanti

                     giornali in circolazione: per farne cappelletti e ventagli.
                             Arrivati finalmente dentro il seggio, anche i più disinvolti si intimidivano. La

                     cabina, l'urna - pur così modeste a vedersi - incutevano un po' di soggezione. Paure

                     vecchie  e  nuove  si  facevano  avanti  all'ultimo  momento:  da  quelle  più  radicali  e

                     totalizzanti (non starò sbagliando tutto? Non sarà un "salto nel buio"?) a quelle più






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