Page 27 - Genta a Roma
P. 27
ALFREDO DEL PELO Chitarrista con la lacrima
Fra le due guerre, specialmente negli ambienti più eleganti, un’intensa vita notturna si
svolgeva dopo teatro. Finito lo spettacolo, seguendo una moda non scritta ma sempre osservata,
più per capriccio che per fame, quelli del bel mondo andavano a mangiare qualcosa, a prendere
un boccone, a spizzicare qualche golosità, a bere una coppa di champagne o un whisky. Era
solamente un pretesto: per continuare una serata mondana, per tirar tardi, per vedere e farsi
vedere da altri nottambuli mondani. Così, nei locali "dopo teatro" si incontravano le stesse
persone che avevano assistito allo spettacolo. Era il momento migliore per commentare,
spettegolare e criticare a caldo la rappresentazione veduta. Le signore indossavano spesso il
"lungo", i signori sempre lo "scuro", gli attori appena struccati cercavano di farsi buoni i critici
che in qualche tavolo appartato stendevano la loro recensione. Anche a Roma, per distinguersi
dai normali ristoranti dove si cenava e basta, i locali per il dopo teatro erano corredati soprattutto
di un ampio e provvido bar, un pianoforte a coda col cantante, molti divani per la conversazione
perché la sala, alla fine, diventava una specie di salotto dove si sbocconcellava qualche cosina ma
più di tutto si parlava e si stava in ammirazione di se stessi; qualche coppia ballava e qualcuno
ascoltava una canzone.
Erano, in definitiva, gli antenati del piano-bar questi locali dai nomi particolari: molto
usato il termine "Taverna" che rimandava, con civetteria, alle Tabernae classiche o – persino – alle
vecchie bettole di cui cercavano di riprodurre, ingentilendola, l’atmosfera. In molti casi questi
posti avevano un riferimento a vicini teatri o addirittura comunicavano con essi. La Taverna del
Quirinale, situata nell’omonimo albergo e direttamente collegata con il Teatro Reale dell’Opera
attraverso un sottopassaggio tra via Firenze e via Nazionale; la Taverna Quirinetta, sottostante al
Teatro Quirino; la Biblioteca del Valle, dove per biblioteca s’intendeva il luogo ove erano raccolti
e conservati non libri ma vini preziosi, in prossimità del Teatro Valle. Sempre nel centro storico
c’erano l’Hosteria dell’Orso e le Grotte del piccione, destinate a diventare veri e propri night.
Particolare importanza ebbe nel novero delle Taverne quella, forse di più antica data, nei
pressi del Foro Traiano (Forum Ulpium), gestita da sempre dalla famiglia Moretti. Nacque con il
nome Tinello Ulpia, come deposito-mescita di vino poi divenne Ristorante Basilica Ulpia. Dopo
la prima guerra mondiale, a causa delle demolizioni per via dell’Impero, Ponziano Moretti, che
aveva fatto un’esperienza parigina come cameriere, lo trasformò in Taverna Ulpia trasferendola
nel Palazzo Roccagiovine, sotto i Mercati Traianei. Stavolta l’arredamento era veramente
obbligato e fu "antico romano" a più non posso: elmi, lucerne, anfore, gladi, scritte latine che
inneggiavano al vino, tutte cose che piacquero assai a quella clientela anni '30, fatta di mondani e
di forestieri.
L’Ulpia divenne uno dei ritrovi più originali dell’Urbe grazie anche alla presenza del
Maestro Alfredo Del Pelo che con le sue esibizioni alla chitarra acquistò un ruolo di protagonista
della vita notturna della capitale. Cantava e suonava da quando era bambino e pur "stanziale" alla
Taverna Ulpia non era da ritenersi un "posteggiatore": cantava a richiesta in un locale di lusso, e
26