Page 22 - Genta a Roma
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"spuntano e ghignano con l’osceno chichinno del fauno dal piè caprino"), i socialisti (l’Avanti!
ricorda che "si comincia da regina per finire da cocotte), le femministe (più sobrie, invitano a non
svegliare nell’animo delle ragazze" il desiderio del lusso e della vita festaiola, facendole segno a
pubblici applausi unicamente per le loro fisiche doti").
Parole al vento. Per una volta il popolo romano, tradizionalmente votato più all’ironia che
alla passione, si lascia prendere dall’entusiasmo. A ogni "principessa", purché si mariti entro due
anni, sono state promesse 500 lire, alla "reginetta" ne toccheranno 3000 (cifra piuttosto ingente,
circa 9000 euro di oggi ma con un ben diverso potere d’acquisto, anche se molto minore di quella
che si aggiudicherà nelle gare aviatorie Fischer, 20000 lire). Ma quelli che si scatenano sono i
commercianti che offrono premi e doni alle concorrenti: le vetrine sono piene di medaglie d’oro,
tagli d’abito, profumi, quadri, scarpe, persino una camera da letto completa.
Edoardo Pompei, critico teatrale de Il Messaggero, è l’anima della manifestazione; Marcello
Piacentini, l’architetto, prepara la sfilata che presenterà a piazza d’Armi le "principesse" al
giudizio del pubblico chiamato a votarle democraticamente (previo esborso del biglietto da una
lira): costumi secenteschi, alabardieri, trombettieri, persino il guardaportone del Campidoglio, il
maestoso Romeo Palombelli, travestito da Senatore di Roma (ma il sindaco Nathan, contrario a
questa comparsata del dipendente capitolino, lo farà desistere: per gelosia del laticlavio cui egli
stesso aspira inutilmente, insinuano i giornali umoristici.).
Alla sfilata, da uno di quei posticini defilati che fanno cogliere meglio la realtà, assiste
anche Orio Vergani ragazzetto. Il futuro giurato di "Miss Italia" vede così passare la grande
favorita, Fernanda Battiferri, che in un momento di relax si concede una rumorosa soffiata di
naso. "Quel piccolo suono di trombetta fu forse il segnale d’inizio della mia carriera" scrive
Vergani (Misure del tempo) che così continua:”…quelle belle ragazze erano quasi tutte brune e,
sotto alla tunica portavano il busto. Il loro genere di bellezza tendeva ancora, come voleva la
moda, all’opulenza, al giunonico e si gloriava delle ascelle pelose…a mezzodì, non dovevano
mangiare meno di mezzo chilo di abbacchio arrosto".
Fernanda Battiferri non divenne la "reginetta di Roma" (anche se le toccò una bella
carriera come primadonna e moglie di Gastone Monaldi, il conte-attore del teatro ispirato al
mondo dei bulli romaneschi): i pronostici della vigilia furono rovesciati a sorpresa dalle votazioni
popolari che incoronarono la "principessa di Trastevere": Palmira Ceccani (o, forse, Ceccano?).
Diciassette anni, bruna naturalmente, forme piene e vitino di vespa, possiamo ancora controllare
sulle foto dell’epoca che la ritraggono in famiglia, con madre e fratellini nella sua casa di via
Goffredo Mameli, quanto scrisse allora un giornale:”Un volto perfettamente ovale, un naso
regolarissimo, due grandi occhi neri pieni di ingenua meraviglia e, sotto il naso, il diritto taglio
vermiglio della bocca".
E così Palmira Ceccani, ebbe il premio, la corona d’oro de Il Messaggero, le manifestazioni
d’entusiasmo sotto le finestre, le poesie sui giornali, l’inno (musica di Giacomo Setaccioli, versi di
Giggi Pizzirani) in cui centocinquanta coristi accompagnati da centocinquanta orchestrali, tutti
diretti dal maestro Vessella, così le
si rivolsero:
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