Page 4 - Su Pascarella
P. 4
Primi sonetti di Pascarella. LETTURA.
Fine LETTURA.
Grazie, caro Lino per la lettura dei sonetti di Pascarella, i primi pubblicati di tutta la nutrita opera
nutrita del poeta. Come dato di succinta informazione posso dire che i cinque sonetti de Er morto de
campagna gli fruttano 50 lire, mentre gli altri vengono pagati 5 lire. Per la valutazione di quei tempi non
era pochissimo. Per Pascarella era moltissimo.
È alla primavera del 1882 che risale l'amicizia con Gabriele D'Annunzio e con Edoardo
Scarfoglio. Formano una triade inseparabile. Pascarella è l'eccentrico che abbiamo visto, in attesa del
nulla. D'Annunzio è il dandy, ma ancora molto abruzzese e provinciale, pronto ad affrontare una vita
varia e piena di sensazioni e di irrefrenabili "voluttà" che lo porteranno sulle nubi della gloria. Scarfoglio
è lo spirito critico, con sapienti attegiamenti anarcoidi che in seguito, per forza di cose, faranno di lui
uno dei più brillanti e sagaci uomini del giornalismo italiano. Tutti e tre, amici per la pelle, sono alle
primissime armi e vivono una certa e particolare boheme che è però non quella, abbastanza greve e
scontata, di via Margutta e dintorni. Il loro è un modo di vivere esclusivo ed elitario di sapore letterario
e giornalistico, fatto comunque di pagnottelle, bicchieri di vino e sogni nel cassetto. Gabriele, a
differenza degli altri due, snob com'è, non beve che acqua; è sicuramente condotto e guidato dal
romanissimo Cesare alla conoscenza e alla scoperta di Roma e della Campagna Romana. I suoi ricordi
romani rimarranno luminosamente apprezzati e celebrati nella più alta letteratura. Per conto del Capitan
Fracassa i tre fanno un viaggio in Sardegna diventato memorabile per i resoconti apparsi su quel
giornale: sono scritti da Scarfoglio con lo pseudonimo di "Papavero"e pupazzettati da Pasca. Pascarella
si firma spiritosamente alla sarda "Pascareddu". Gabriele rievoca la trasferta isolana nella prefazione del
volume Osteria del tedesco Hans Barth: una sbornia solennemente presa da Pasca col vino d'Oliena che
ebbe la durata di quattro giorni. Gli articoli dalla Sardegna dovevano illustrare le particolarità e le
bellezze naturali dell'isola ma i tre amici vanno oltre. Scrive a questo proposito Vincenzo Morello in una
biografia su D'Annunzio: " Ma i tre poeti non si contentarono di cantare le foreste e le miniere. Fra le
corrispondenze al Fracassa ve n'era una, nella quale la plastica bellezza delle donne di non so più qual
comune dell'isola era decantata con tanta evidenza e con così minuziose indiscrezioni sulla floridezza
del seno e sulle curve delle anche, che i fieri sardi di quel comune ne furono offesi. E allorché i tre
pellegrini fecero ritorno al paesello trovarono ammutinata e ostile una grande folla che voleva giocar
loro un mal tiro. Per fortuna si intromise il Baccaredda nella mischia, e fece tornare la pace.
L'indignazione sarda ebbe uno sfogo puramente verbale, nel quale tornava frequente la parola "porco"
pronunziata in un dialetto fra latino e spagnolo."
Della vita sentimentale di Pascarella pochissime notizie, solo qualche supposizione più
fantasiosa che altra. Di grandi amori noti, pensiamo al suo amico Gabriel le cui avventure sono sempre
risapute, non v'è traccia. Pascarella non era neanche sposato. Viceversa l'altro amico, Scarfoglio, sposa
quella Matilde Serao, un'autentica intellettuale, e formano una coppia potentissima nel giornalismo e
nella letteratura. In realtà Pasca è solo con la sua pipa di gesso, la bottiglia di vino, la caciottella, i suoi
impagabili somarelli. . Emilio Cecchi e sua moglie Leonetta erano molto legati a Pascarella: molte cose
di lui le dobbiamo ai loro ricordi affettuosi. Nel suo libro Visti da vicino Leonetta riporta alcune parole
che sentì dal Poeta: "Amo l'arte e non posso parlare che di essa; anche quando sono solo. L'arte è stato
il mio grande unico amore. Donne…- e qui Pascarella storse la bocca - nessuna; uomini…pochi; ma
l'arte l'ho amata fin da piccolo, con tutte le forze dell'animo mio." Rimane fermo il grande sentimento
di amicizia che lo legò a D'Annunzio nei primi anni della loro conoscenza romana.
Il nipote del Poeta, Cesare Pascarella junior, Alto magistrato della Corte dei Conti, scomparso
nel 1971, ha dedicato studi attenti e prolungati ai carteggi e all'intera produzione pascarelliana e ha
cercato anche di rintracciare qualche riferimento sulla vita amorosa dell'illustre zio. L'indagine non ha
rilevato nessuna prova: soltanto alcune congetture si possono trovare all'interno di certi sonetti, fra i
primi, della sua giovinezza. Per esempio uno di questi, pubblicato sulla Cronaca Bizantina nel 1883 è
dedicato ad una certa "Ninetta", nome di maniera caro alla sua vena poetica; non è escluso che
potrebbe trattarsi di un personaggio inesistente. Comunque in "Ninetta", vera o falsa che sia, mi pare
3