Page 5 - Su Pascarella
P. 5

che si avvertano dolci e significativi segni d'amore. Guardando un gattino che gioca con un sorcetto,
            tormentandolo, Pascarella sospira:
                                 Doppo sta giostra qui, nun so perché
                                 Quanno quer gatto me ritorna in mente
                                Me s'allustreno l'occhi…e penso a te.
            Niente di più ma il sentimento d'amore è vivo e presente.
            In realtà e  in definitiva Pascarella è  al  preciso  opposto  del suo  amico D'Annunzio:  mentre Gabriel,
            racconta,  sì,  lo sappiamo,  in  forma magistrale  a se stesso  e agli  altri  le  storie  vere  e  false, torbide  e
            morbide  dei suoi amori,  Cesare ha osservato  in  questo  campo  uno  straordinario  comportamento di
            civilissimo riserbo e di timoroso pudore.
                   Il ritorno a Roma dalla Sardegna lo riporta, come sempre, ancora al Circolo Artistico, alle solite
            cagnare di pittori, scultori e modelle, alle Feste, alle mascherate, alle allegre carciofolate, insomma al
            consueto tran tran della scapigliatura romana. Però Edoardo Scarfoglio nota che va mutando carattere,
            non soltanto nel civilizzare il proprio abbigliamento, alternando l'allegra bisboccia di un tempo con la
            serenità pensosa. Lascia  la  collaborazione  al  Fracassa  e  passa  al  Fanfulla  e  al  Fanfulla  della  Domenica.
            Partecipa  ancora  a  qualche  Cervara,  più  che  altro  per  star  vicino  ai  suoi  adorati  somarelli,  i  più
            incompresi fra le bestie, dei quali ne dirige la corsa. Insomma non è più lui; per esempio non si ubriaca
            più con l'antica gaiezza, ha solamente un bisogno prepotente di solitudine dedicandosi alla meditazione
            e  alle  letture,  chiuso  nello  studio  che  ha  fuori  Porta  del  Popolo.  Trascorre  le  giornate  in  piena
            solitudine. Si mette a fare lo scultore: è un'autentica fissazione e modella, non c'è dubbio, una testa di
            asinello che invia all' Esposizione Nazionale di Bologna.  Ma un giorno alla porta si legge una scritta:"
            Vado in India un momento e torno subito." Il poeta era partito davvero. Durante il viaggio, è il 1886,
            scrive Villa Gloria  che appare stampata a spese dell'autore.
             Villa Gloria e La scoperta dell'America sono le opere più note ed importanti di Cesare Pascarella Dell'una e
            dell'altra il nostro Lino Cascioli ne farà un commento storico - critico e ne dirà alcune parti.

            Villa Gloria - COMMENTO e LETTURA
                        Poi, di seguito
            La scoperta dell'America - COMMENTO E LETTURA
            Fine COMMENTI e LETTURE


                   Sì,  c'è  un  riconosciuto  ed  universale  successo  delle  due  opere,  che  sono,  in  definitiva,  e  lo
            abbiamo capito, le maggiori di Pascarella. Ma come talvolta capita non sono tutte rose. Nell' invidioso e
            maligno ambiente dei poeti romaneschi non mancano le critiche capeggiate da Giggi Zanazzo che sul
            Rugantino conduce una campagna denigratrice della Scoperta, campagna che si conclude per esaurimento,
            poiché Pasca non l'alimenta con polemiche. Sulla sua poesia sono pure molte le discussioni sostenute
            da lui stesso allorché afferma che il romanesco non è un dialetto nel senso in cui si chiamano dialetti i
            linguaggi  del  popolo  di  Milano,  Venezia  e  Napoli.  "Esso  -  egli  afferma  -  è  la  stessa  lingua  italiana
            pronunciata differentemente." Non tutti sono d'accordo con questa teoria che lascia dubbioso lo stesso
            suo grande amico Ugo Ojetti.
                    Ma ormai la sua fama è consolidata e la sua notorietà sempre più in evidenza. Frequenta la
            migliore società, è invitato in casa Lovatelli nel salotto famoso di donna Ersilia Caetani ed il principe
            Odescalchi lo colma di cortesie. È proprio nel Palazzo ai Santi Apostoli che viene presentato da don
            Baldassare ad Emile Zola, come pittore d'asini. "Al sevizio di Vostra Eccellenza", risponde Pasca con
            evidente malizia. Nelle sale della biblioteca di Palazzo Primoli, i mondanissimi napoleonidi a Roma, c'è
            una  trave  del  soffitto  con  su  dipinto  il  suo  nome.  Ogni  trave  è  dedicata  alle  numerose  e  diverse
            personalità che bazzicano frequentemente la raffinata dimora: Paul Bourget, Giovanni Verga, Matilde
            Serao,  l'immancabile  Gabriele  D'Annunzio,  Emile  Zola  e  tanti  altri.  Le  travi  delle  celebrità.  Tipico
            stratagemma di sapore fine Ottocento per testimoniare il livello intellettuale dei padroni di casa.
                   È un forsennato Globe-trotter.
            Non tralascia le lunghe ed appassionate gite nella Campagna Romana ed è assiduo alle ultime riunioni
            dei "XXV" dove trova i vecchi amici degli anni trascorsi. È dal Greco che nella notte tra il 15 e 16


                                                                                                           4
   1   2   3   4   5   6   7   8