Page 6 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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attorno deve esserci pur stata la casa di Cola rappresentante simbolico dell'anticlericalismo
romano.
Gigi Huetter, l'insigne romanista che mi è stato più che amico (potrei dirlo un mio
secondo padre) era nato nel 1884 da quelle parti, in via del Melangolo e in Amor di Roma
(antologia del 1956 a cura dell'Associazione Culturale "Te Roma Sequor") così ricorda:
"Conciatori" era l'equivalente ingentilito di "vaccinari". Ma la Chiesa di S. Bartolomeo,
loro celeste patrono perché morto spellato, giaceva abbandonata sin da quando la
quattrocentesca Università dei muscolosi artieri aveva assunto il nome di Società di mutuo
soccorso fra i conciatori di pelli.
Una mostra vistosa annunciava, all'angolo della via, la sede del sodalizio sulla cui porta
stava scritto: E' vietato l'ingresso ai frati e ai preti. Al Venerdì Santo vi si teneva la famosa
cena di grasso. Un po' qua un po' là avevano luogo battesimi "civili" col vino, imposizione di
nomi laici e maccaronata finale. E nemmeno mancavano funerali altrettanto "civili" o "col
mazzo", vale a dire col "bocchè" di fiori al posto della croce. Con quest'arietta che tirava, se
il "padre curato" di S. Maria in Monticelli si recava presso le famiglie a "segnà l'anime", e frati
o preti giravano a benedir le case, lo facevano a proprio rischio e pericolo."
Insomma, quella strada di popolareschi mangiapreti aveva nella lapide laica l'altarino
del suo santo patrono, sicuro segno che il mito antipapalino del tribuno reggeva da cinque
secoli.
Dopo i busti e le lapidi, avanti con i monumenti, allora tanto di moda. Prima di tutto
bisogna dire che Cola di Rienzo è ricordato non con un monumento ma con una statuetta
anche piuttosto bruttarella, un'imitazione striminzita di Donatello. L'unico pregio, forse, è
che sta a fianco della cordonata del Campidoglio, dove Cola fu ucciso, evitando di dare
troppo fastidio al meraviglioso insieme. L'opera commemorativa viene commissionata dal
Comune allo scultore Gerolamo Masini, lo stesso autore del busto al Pincio.
Masini nasce a Firenze nel 1840, è a Roma già nel 1866, dove principalmente svolge la
sua attività; è professore all'Istituto di Belle Arti di Roma nel 1874. Ottiene un notevole
successo specializzandosi nelle figure femminili secondo la moda della scultura dell'epoca;
ecco alcuni titoli: Pia de' Tolomei, Fabiola, Cleopatra, la Vestale, Rebecca ecc. Poi modella
un monumento al general Marazan per la Repubblica del Salvador e un altro ad Adelaide
Bono Cairoli, la madre dei cinque fratelli eroi celebrati del Risorgimento. Ha studio a Roma,
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