Page 7 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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in via Flaminia, è ben visto dai politici che contano, fa parte di importanti Commissioni
artistiche (per esempio quella del concorso per l'affresco della Sala gialla del Senato del
Regno vinto da Cesare Maccari). Modella Cola di Rienzo e la statua è pronta nel 1882.
L'architetto Francesco Azzurri ne cura la base in marmo e pensa di alludere al carattere del
tribuno medioevale costruendola con resti di antiche epigrafi, amore maniacale di Cola,
evidentemente scelte dai magazzini comunali. A questo punto arrivano i guai: nel 1883
Masini muore. Il monumentino, che ancora deve essere pagato, viene messo in qualche
ripostiglio dell'Amministrazione con soddisfazione della Giunta capitolina, di parte clericale,
che vede imbarazzante la sistemazione definitiva dello scomodo Cola di Rienzo. Braccio di
ferro, per alcuni anni, fra il Governo nazionale che vuol promuovere e sostenere il ricordo
del tribuno e che preme per una permanente collocazione della statua e la Giunta comunale
che viceversa la vuole tenuta il più possibile nel nascondiglio. Come al solito Cola di Rienzo
è strattonato tra sostenitori e detrattori. La polemica dura per cinque anni, fino al 1887, ma
poi il Sindaco, il duca Leopoldo Torlonia che si era fino allora barcamenato nella battaglia,
deve cedere, fa pagare il compenso alla vedova Masini e, costretto, decide di scoprire la
statua il 20 settembre di quell'anno.
E', però, un'inaugurazione quasi clandestina. Nel pro-gramma ufficiale delle cerimonie
per celebrare quella data, diventata laicamente sacra dopo l'Unità, di Cola e della sua statua
proprio non se ne parla. Sono previste corone d'alloro al Pantheon (c'è la salma di re
Vittorio), discorso a Porta Pia (c'è il retore Raffaello Giovagnoli), concerto bandistico a
piazza Colonna (c'è Vessella), rivista militare (a piazza d'Armi), fiori, medaglie e applausi (a
veterani e reduci delle battaglie risorgimentali), sottoscrizioni (per l'infanzia abbandonata) e, a
chiusura, i fuochi artificiali. Ma il povero Cola, alla sua cerimonia, che nessuno ha
annunciato, vedrà solo quattro gatti. Il giorno dopo, "Il Messaggero" è inviperito. Sulla prima
pagine del giornale, che è laico e democratico, c'è un articolo di fuoco sull'organizzato
silenzio riguardante la cerimonia: "L'inaugurazione del modesto monumento a Cola di
Rienzo, su nei giardinetti del Campidoglio, fu fatta quasi in inco-gnito. Il Sindaco non aveva
annunciato l'ora, non aveva fatto alcuna comunicazione al pubblico certo per non urtare i
nervi delle chieriche del Campidoglio. Così, il monumento al glorioso tribuno di Roma, fu
inaugurato si può dire alla macchia." Ancora una volta la figura di Cola e il suo mito scatena
contestazioni e disaccordi in una situazione politica che, già tesa, precipita poi qualche mese
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