Page 12 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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importante doveva per forza essere stato abitato da personaggi straordinari: quindi è
popolarmente indicato via via come la casa di Cola di Rienzo, la casa dei Crescenzi, persino
la casa di Pilato. Tutte e tre le attribuzioni vanno bocciate: nessuna delle famiglie medioevali
dei Crescenzi risulta aver mai abitato nel rione Ripa; la fantasia popolare poi si è sempre
sbizzarrita ad individuare la casa di Pilato: c'è una quantità di case di Pilato, dappertutto: una
a Viterbo e un'altra ad Amelia ancora oggi vengono chiamate così.
Per quanto riguarda la vera abitazione di Cola la Cronica è molto precisa: "...Fu nato
nello rione della Regola: sio avitazio fu canto fiume, fra li mulinari, nella strada che vao alla
Regola, dereto a Sao Tomao, sotto lo tempio delli Iudiei."
Chi poi sostenne a spada tratta che questa alla Bocca della Verità fosse la dimora del
tribuno, fu un ameno tipo di prete del '700, Tommaso Gabrini, che, forte del cognome si
proclamava suo discendente. Il Gabrini, ossessionato dall'idea di tanto illustre origine,
interpretò, erronea-mente, le lettere iniziali che circondano una lunghissima lapide
dedicatoria posta nel monumento: ne venne fuori un inno al tribuno, sebbene quelle lettere
siano di due secoli anteriori a Cola di Rienzo. Grande gioia degli spietati ed impietosi
epigrafisti che sbugiardarono il fanatico postero e il mito fasullo della casa di Cola.
Discendenze ma anche ascendenze, tutte visionarie. Alla fine dell'Ottocento un certo prof.
Narducci annunziava al mondo che il pontefice era della stessa famiglia di Cola di Rienzo. Il
Narducci presentava un albero genealogico col quale pretendeva di dimostrare che Leone
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XIII discendeva da un figlio del tribuno. Il capostipite era Angelo di Niccolò di Rienzo che,
dopo la morte del padre si era trasferito a Cori, in Ciociaria. Sarebbe troppo lungo e
noiosissimo raccontare la storia di cinque secoli con tutti i nomi degli antenati, la descrizione
di cittadine e paesi ciociari, i nobili di campagna, i priori e i magistrati della famiglia per
arrivare, finalmente, alla ciociara Anna Prosperi-Buzi che sposatasi con il colonnello
dell'esercito napoleonico Domenico Ludovico Pecci, mise al mondo Gioacchino, destinato a
salire sulla Cattedra di San Pietro. Ma questa ascendenza era proprio vera? Non
sembrerebbe. L'errore dinastico sembra essere proprio all'inizio: Cola aveva un unico figlio
di nome Lorenzo, come il nonno secondo l'uso antico, e non Angelo come vorrebbe
l'immaginosa genealogia del prof. Narducci.
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Filippo Clementi, Da un tribuno ad un papa, in "Il Piccolo",
23 settembre 1930.
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