Page 8 - Il mito popolare di Cola Di Rienzo
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appresso quando il sindaco viene silurato brutalmente dal Governo per essersi permesso di
far giungere al papa gli auguri per il suo giubileo sacerdotale. (La classica goccia che fa
traboc-care l'ancor più classico vaso.)
Possiamo dire con certezza che la figura di Cola di Rienzo è stata subito
appassionatamente sostenuta dalla Massoneria che ne ha fatto una delle sue bandiere, ne ha
custodito il ricordo, ne ha coltivato il simbolo, ne ha attualizzato l'insegnamento.
Logicamente molte logge sono intitolate al tribuno. Nel 1971 sono stati pubblicati a cura
della Gran Loggia d'Italia di Rito Simbolico Italiano gli Scritti e discorsi di Roberto Ascarelli,
Gran Maestro Onorario della Massoneria Italiana, ove è incluso un infervorato e commosso
saggio su Cola scritto dall'autore nel 1948. Per far meglio comprendere lo spirito che anima il
testo riporto alcuni brani, presi qua e là, non senza il perenne timore che l'interpolazione
delle frasi scelte possa alterare il significato originale nel suo insieme: "A noi importa che,
uomo dei suoi tempi, precorse i tempi, con la sua mente politica giuridica e sociale.
Quell'invocare a base del potere l'elezione popolare fu parola nuova e rivoluzionaria. Fu una
scintilla che parve disperdersi nelle tenebre ed accese un rogo che ancora fiammeggia." E più
avanti: "Bene dunque veneriamo il simbolo e l'idea di Cola di Rienzo. Veneriamo idea e
simbolo e chiamiamo a proteggerci il suo spirito." E alla conclusione: "E la sua statua di
uomo non sconciamente obeso, senza sproni da cavaliere, bene si erge vicino ai leoni, sulle
pendici di quel Campidoglio, che egli volle fare, come deve essere e sarà, faro del mondo per
la libertà, l'eguaglianza e la fratellanza." Oggi nel generale riassetto della città per il grande
evento giubilare, anche la statua di Masini, una volta tanto senza nessun polemico clamore o
divergenza, è stata compresa nei programmi dei restauri necessari.
Roma si espande, vengono trasformati o distrutti interi quartieri, ne nascono di nuovi.
Al di là del Tevere, a parte i Borghi e Trastevere, c'è un'immensa distesa di verde dove,
isolato e maestoso, impera Castel Sant'Angelo, vero compendio della secolare storia di
Roma: mausoleo, fortezza, galera, caserma. Intorno solo prati, i "Prati di Castello". Ricorda
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Ceccarius : "Gli acquerelli di Roesler Franz, i disegni di Onorato Carlandi, le vecchie
fotografie che riproducono le luminarie che si facevano per festeggiare Pio IX e le prime
istantanee del conte Giuseppe Primoli, danno l'impressione agreste dei terreni nei quali
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Ceccarius, Appunti per una storia del rione Prati, in
"Roma", 1933 n. 34, pag. 4.
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