Page 16 - Genta a Roma
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I CARACENI Sarti eccelsi
I Caraceni? Sì, i Caraceni, proprio al plurale, come vengono chiamati i Carracci, i Tudor, i
Barrymore, gli Orfei: una stirpe di pittori, una dinastia reale, una famiglia di attori, una schiatta di
circensi. Anche i Caraceni sono una casata che hanno rappresentato per antonomasia la
perfezione nel vestire, la sartoria impeccabile, l’abito perfetto. La storia dei Caraceni comincia
alla fine dell’Ottocento ad Ortona a Mare, in Abruzzo Sono una modesta famigliola di sarti di
paese. La gloria locale è Francesco Paolo Tosti, il celebre musicista, amico di D’Annunzio. Tosti,
con la musica e specialmente con le sue romanze, fa fortuna in Inghilterra: viene nominato
baronetto e Maestro di musica alla Corte di San Giacomo. Veste, naturalmente, all’inglese e
quando si libera degli abiti da lui usati, li spedisce a suo fratello, ad Ortona a Mare. Questi
vengono consegnati ai sartorelli Caraceni che salvando la preziosità delle stoffe inglesi, li
"rivoltano" e li rimodellano creando su questi un nuovo taglio, più classico e flessibile,
correggendo l’originaria moda britannica, rigida e geometrica. È proprio con questi vestiti riciclati
che nasce la "linea Caraceni", il "taglio Caraceni", simboli della più elegante e ricercata moda
maschile.
Il più grande dei fratelli Caraceni, Domenico, come tanti altri sarti abruzzesi emigra a
Roma ai primi anni del Novecento e da primo tagliatore della sartoria Ottolenghi in via Fratina,
diventa socio della rinomata sartoria Camandona a Palazzo Fiano al Corso.
Da allora gli elegantoni, i bon vivant e i protagonisti della mondanità romana "vestono da
Caraceni". D’Annunzio è fra questi e dedica al sarto un volume delle Laudi con le parole:”A
Domenico Caraceni – al fratel mio d’Abruzzo – che guardò fanciullo – il bel natio colle – scisso
dal vomere frentato". Forse, non a torto, Giovanni Ansaldo nel suo gustoso Dizionario degli italiani
illustri e meschini dal 1870 a oggi maliziosamente commenta "…. dedica che non è temerario pensare
costituisse il "saldo " di qualche onerosa fattura non pagata".
Scoppia la guerra e Caraceni, figlio d’Abruzzo, combatte negli alpini e torna a casa
gravemente ferito agli occhi. Dopo complicate operazioni, cure di ogni genere, e un lungo
periodo di sospensione, riprende il lavoro solo nel 1926. Il suo atelier sarà in via Boncompagni
21 e, per almeno mezzo secolo, diventerà il tempio della più raffinata moda maschile. Chiama i
fratelli, rimasti ad Ortona a Mare che come apostoli si sparpagliano fondando nuove sedi
Caraceni a Napoli, a Milano e a Parigi.
L’affermazione dei Caraceni è quindi compiuta sia in Italia che in Europa e proprio nei
punti più strategici e importanti. I Caraceni sono ormai un nome e farsi fare un abito da loro
significa essere arrivati al vertice della mondanità e dell’eleganza per cui anche da oltreoceano gli
uomini che vogliono o devono (magari per mestiere) essere eleganti faranno apposta un salto dal
celebre sarto diventandone fatalmente clienti
Comincia l’epoca dell’industrializzazione nell’abbigliamento ma da Caraceni i vestiti
tagliati e cuciti tutti a mano, persino le asole. Caraceni non fa pubblicità: non ne ha alcun
bisogno, anzi considera una caduta di gusto configurarsi come inserzionista pubblicitario. La
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