Page 12 - Genta a Roma
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Quasi tutti senza una lira, alcuni molto malandati e bisognosi. Tutti i camerieri che negli anni si
sono avvicendati da Aragno hanno tenuto con questa variegata clientela un loro nobile
comportamento conosciuto e apprezzato in tutta Roma: col tempo e con la quotidiana
frequentazione questi inappuntabili servitori si trasformavano in amici, confidenti, consiglieri e
samaritani. Verso il poeta Vincenzo Cardarelli, per quanto poco noto, avevano un singolare
affettuoso rispetto: nella storia dei "domicili" di Cardarelli, dopo quello a uno squallido quarto
piano di vicolo dell’Arancio, non si può dimenticare la stanza con "letto di famiglia" che egli ebbe
per molti anni, fra le due guerre, in via Cola di Rienzo, nella casa, appunto, di un cameriere della
Terza saletta. Quasi sicuramente l’affezionato Malatesta.
Altro celebre cameriere, più vecchio di Malatesta, era stato il mitico Quirino che fu poi
considerato un caposcuola per l’esperienza accumulata sul campo: nel 1913 già aveva servito al
caffè Apollo in via Nazionale, poi al ristorante Colonna nella piazza omonima, poi al Fagiano
sotto i portici di Vejo e successivamente al ristorante Umberto a via della Mercede: tutti locali di
primo livello, a contatto con la Roma che contava. Conosceva tutti, dava consigli, suggeriva
tattiche e comportamenti. Con questo illustre passato veniva a sua volta trattato con una
particolare confidenza e finiva anche lui a disquisire di politica e ad esprimere il suo autorevole
giudizio su persone e avvenimenti.
Fu poi Forina, altro cameriere di Aragno, ad avere una larga popolarità. Aveva avuto come
abituali e illustri clienti numerosi Presidenti del Consiglio e persino Gabriele D’Annunzio che si
degnava, rarissimamente, di andare a prendere il caffè nella Terza saletta. Forina era il prediletto
dei Presidenti e del capriccioso vate che al suo ingresso, si favoleggia, dichiarava:”O mi serve
Forina, o me ne vado".
Ma la notorietà del cameriere era dovuta anche al fatto che egli faceva generosi prestiti,
senza interessi, a moltissimi clienti tra i quali anche qualche Eccellenza del vicino Montecitorio.
Forina aveva un aspetto così austero e signorile che una volta gli fu chiesto di rivestire il ruolo di
padrino in un duello per una vertenza cavalleresca nata durante un battibecco fra alcuni clienti.
Sembra, ed è in definitiva la cosa più importante, che al ristorante della Terza saletta si
mangiasse bene. Quirino, Malatesta e Forina, nei loro differenti anni di lavoro da Aragno,
avevano quindi potuto dare anche, una volta tanto, dei consigli di stretta e professionale
pertinenza sul menu del giorno: garantivano la bontà dei cannelloni e degli agnolotti,
raccomandavano l’indimenticabile e straordinario "tegamino all’Aragno" con vitello, cervello,
fegato, funghi….
Poi la fine del ristorante della Terza saletta negli anni dell’ultima guerra, con i miserevoli
menu dovuti alle ristrettezze annonarie dei tempi, ristrettezze che accentuavano i brontolii a
sfondo politico che serpeggiavano già da tempo. C’era, allora, il capocameriere Guerino, che,
come ricorda Orio Vergani:”pilotò nei suoi ultimi palpiti la vita della saletta trasformata in
ristorante dove si viveva di verdure e di frattaglie con la tessera, non sapeva che atteggiamento
assumere davanti a certi discorsi tenuti a voce alta. Si limitava ad alzare gli occhi al cielo".
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