Page 8 - Genta a Roma
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Douglas Fairbanks senior e Mary Pikford giunti a Roma negli anni Venti in viaggio di nozze.
Alfredo apprezzò moltissimo quel gesto e da allora considerò i preziosi arnesi quasi lo scettro che
gli competeva.
In tempi più recenti Alfredo serve Eisenhower e sua moglie Mamie, Truman, Grace Kelly
e Ranieri di Monaco, Soraya, Gronchi e Nenni, Fanfani e Maria Callas. Le pareti del locale alla
Scrofa come di quello successivo a piazza Augusto Imperatore, erano tappezzate da fotografie
con dedica dei più noti personaggi del mondo e, senza dedica, dei più gloriosi cavalli da corsa
vincitori di derby, oaks e di Grand-Prix (passioncella di Alfredo). In bella vista un quadro
intitolato:”Illustri Altezze Reali che con la loro presenza hanno onorato il mio locale" e sotto,
una bella collezione di immagini di regnanti.
Alla fine dell’ultima guerra circolò una singolare battuta che il generale Clark, il
comandante della V Armata americana, avrebbe pronunciato prima della liberazione di
Roma:”Bisogna finirla presto con questa battaglia di Cassino perché ho fretta di assaggiare le
fettuccine di Alfredo". Se poi le assaggiò, certo non le poté gustare al meglio perché il burro e il
formaggio portati a Roma dai liberatori non erano i più adatti per la preparazione tradizionale
(anche se costituivano un progresso rispetto al "poco e niente" dei tempi di guerra). Conseguenza
della penuria postbellica: la crisi depressiva di Alfredo che si ritira a vita privata, come un re che
sceglie l’esilio. Ma l’istinto del divo che non può rinunciare all’applauso fu più forte: Alfredo
ritornò al suo lavoro: era pur sempre lui il sovrano che tutti i sudditi cercavano, reclamavano,
volevano sul trono. I turisti americani, arrivati a Roma, chiedevano di lui e delle sue fettuccine;
volevano assaggiarle ma soprattutto desideravano assistere al rito sacrale dell’offerta.
Alfredo, anche se stancamente, continuava ad impugnare le posate d’oro, con mosse
sempre più affaticate e seguitava ad officiare il rito. Si stava lentamente spengendo. Ma le sue
fettuccine, ormai, erano diventate mito.
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