Page 15 - AFA - Antologia sull'insopportabile caldo romano
P. 15

Quello di camminare costantemente all’ombra per le strade del centro di

                           Roma sotto le vampate estive è stato sempre un miraggio, un sogno, un
                           desiderio,  una  fantasticheria  al  punto  tale  che  taluni  asseriscono

                           l’esistenza di un  pregevole  libretto scritto  da un  prelato del Settecento
                           che precisa un itinerario di protezione; ma di questa pubblicazione non ci

                           sono  tracce  bibliografiche    attendibili.  Probabilmente  siamo  nella
                           leggenda  metropolitana  dell’  erudizione  libraria.  E’  comunque

                           significativo il bisogno di credere all’esistenza di un tale baedeker.



                           Verso la metà dell’Ottocento giunse a Roma Hector Berlioz, compositore e curioso
                           osservatore di cose musicali. Detestava il caldo di Roma e non trovò di meglio che

                           cercare il fresco nelle giornate torride, chiudendosi in San Pietro in un confessionale per

                           leggere  e  comporre  musica.  E  c’è  da  chiedersi  cosa  sarebbe  successo se  un  qualche
                           penitente si fosse inginocchiato per manifestare i suoi peccati.

                           (Arcangelo  Paglialunga,  Cinque  secoli  di  musica  della  “Cappella  Sistina”,  in
                           Strenna dei Romanisti, Editrice Roma Amor 1980, Roma, 1985).



                           17 giugno, sera, 1888   Caro Chiappini

                           …Il lavoro e il caldo mi opprimono. La sera però si sta più freschi quassù. Venite
                           dunque a rallegrare un poco il vostro amico e la sua compagna, e prenderete le Lettere

                           del Belli. Aspetto un biglietto che mi dica: “Vengo, finalmente, domani a sera”.
                                                                  L’amico

                                                                 L. Morandi



                           E’ il testo di una delle tante lettere che fanno parte del carteggio fra Luigi
                           Morandi,  letterato,  filologo  ed  educatore  e  Filippo  Chiappini,  medico,

                           lessicografo e poeta  romanesco. Morandi che sta predisponendo le note

                           ai  sonetti  i  G.G.Belli,  si  avvale  della  grande  competenza  del  dialetto
                           romanesco  e  nella  conoscenza  delle  tradizioni  popolari  dell’amico

                           Chiappini. L’umbro Morandi abita nei nuovi quartieri collinosi di Roma
                           Capitale,  in  via  Goito,  da  dove  lassù  si  gode  un  bel  freschetto.  Il

                           romanissimo Chiappini  alloggia invece a piazza Borghese, nella vecchia
                           Roma, al basso, in preda alle calure estive.

                           (Alda  Spotti,  Carteggio  Morandi-Chiappini,  in  Collana  monografie  -  n°2,
                           Centro Studi G.G.Belli, Bulzoni editore, Roma, 2000)


                                                                                            14
   10   11   12   13   14   15   16   17   18   19   20