Page 16 - AFA - Antologia sull'insopportabile caldo romano
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In una noterella mondana di Gabriele d’Annunzio del luglio 1887, firmata “Duca
minimo”, leggo: “Io ho sempre avuto una profonda compassione di tutta quella gente
che dalla propria dignità e dalla consuetudine è costretta a star lontana da Roma nei
mesi d’estate. Oh, povera gente, a cui sono ignoti e saranno forse ignoti per sempre
gl’infiniti diletti che Roma anche d’estate, può dare ai suoi fedeli”. Il Poeta cerca il
fresco nelle chiese di San Pietro o di Sant’ Andrea della Valle e chiama “mattinate di
delizia” quelle passate in compagnia di una bella donna visitando la galleria Colonna
o Borghese o Doria o Barberini. L’amica, per essere degna della bellezza raccolta sulle
pareti, deve avere fra le mani un gran mazzo di ortensie rosee, “o pure del color del
lino come il bianco delli occhi di un fanciullo”.
(Fabrizio Sarazani, Estatein Roma per bene, Fratelli Palombi , Roma, 1956)
Il sole batte a picco e cose e pensieri si appiattiscono sotto la luce pesante dell’ agosto
romano. Come cani abbandonati vaghiamo per la città in cerca di ombra, di acqua, di
luoghi freschi dove riparare il corpo e la mente dal senso di liquefazione che li
minaccia. Questa è l’occasione giusta per visitare un’isola sotterranea, una cantina
sacra che somiglia all’inconscio, se l’inconscio fosse un luogo di Roma.
Si tratta di calarsi nelle viscere della chiesa di San Clemente, molto sotto i luminosi
affreschi di Masolino e l’abside sfolgorante d’oro e di visioni celesti. Bisogna lasciarsi
alle spalle anche la basilica inferiore, del IV secolo, dove scorticati dal tempo
s’intravedono madonne sorridenti e miracoli dipinti sui muri. Le scale scendono e gli
spazi si restringono, sono stanzette e corridoi ricavati nell’umido della pietra, e noi vi
giriamo smarriti come nei sogni aggrovigliati della notte. Alle orecchie giunge lo
scroscio di una sorgente invisibile, agli occhi una penombra che avvolge chissà quali
misteri. Viene il desiderio di risalire all’asfalto e al giorno, ma qualcosa costringe a
inoltrarci nel sogno.
Ombra, un po’ d’ombra per favore ! Un luogo fresco e quieto, un angolo dove no
arrivino Io sono in procinto di andale lance infuocate del sole, quest’oggi desideriamo.
Non è domenica da passeggio, sotto i piedi il selciato brucia, tra le mani il gelato si
scioglie e nella testa i pensieri colano appiccicosi. Guardiamo gli stranieri vagare sudati
da un monumento all’altro, nelle solite traiettorie turistiche, pronti più all’insolazione
che a qualche felice scoperta, e viene voglia di suggerire anche a loro un posticino dove
la bellezza si concili con un minimo di frescura, dove lo spirito e la carne riposino.
Abbandonate il Colosseo e Fontana di Trevi, seguitemi, vi porterò in una stanza
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