Page 5 - Roma l'altro ieri - Piccola agenda di vita quotidiana: gli appuntamenti
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un poveraccio, un pellegrino diretto a Roma, smarrita la strada, si trova da quelle parti e, stanco morto,
cerca un posto per dormire nelle diroccate mura del Castel di Leva. All'improvviso sbuca un branco di
questi cani da pastore che rabbiosi, furiosamente, gli si lanciano contro. In preda al comprensibile
spavento, senza la possibilità di potersi difendere, lo sfortunato viandante riesce solo a rivolgere uno
sguardo pieno di disperazione e di aiuto verso il vicino portale del castello ove è posta un'immagine di
una Madonna col Bambino. Le sue grida di soccorso sembrano essere ascoltate. Fatto sta che i cani
smettono di ringhiare e scodinzolando, buoni buoni, tornano alla guardia del gregge. È chiaro che il
redivivo e terrorizzato pellegrino racconti a tutti, con eccitate parole, lo stupefacente fatto che presto
diventa miracolo: da ogni parte, dalle campagne, dai vicini Castelli Romani, da Roma stessa è un
accorrere di curiosi, di pellegrini sempre più devoti che chiedono e ricevono numerose grazie. Da allora
fino ad oggi le pareti della chiesa e degli altri locali del Santuario sono piene di ex voto che attestano
l'atto di fede di chi li ha donati e collocati, ci sono un'infinità di ingenue tavolette votive che raccontano
fatti miracolosi e prodigiosi quasi inverosimili e poi, più semplicemente, oggetti d'oro, cuori d'argento,
protesi di arti, stampelle, abitini di fanciulli, busti ortopedici, magliette di calciatori, uniformi militari.
C'è persino la cuffia della radio che permise il salvataggio dei naufraghi del dirigibile "Italia" nella
spedizione del 1928 al Polo Nord.
Il pellegrinaggio a piedi per il Santuario conserva in pieno le caratteristiche culturali della
spontanea ed intensa religiosità verso l'immagine della Vergine. Alcuni pellegrini camminano scalzi, altri
all'arrivo, in prossimità dell'antica chiesetta percorrono gli ultimi metri in ginocchio baciando
ripetutamente la terra. Durante il percorso, quasi dall'inizio, vengono intonati inni e canti fra i più noti e
popolari dedicati essenzialmente alla Madonna:
Mira il tuo popolo
O bella Signora
Che pien di giubilo
Oggi te onora
Anch'io festevole
Corro ai tuoi piè
O Santa Vergine
Prega per me.
Alle canzoni fanno seguito orazioni e litanie recitate collettivamente in onore della Vergine; ogni
tanto, nei momenti di stanca, si grida con molta esaltazione: " Viva la Madonna del Divino Amore ", "
Evviva Maria ". Al seguito della colonna dei pellegrini c'è un camioncino con le fiaccole che, consegnate
alla partenza, sono ritirate all'arrivo. A bordo c'è anche qualche fiasco d'acqua e alcuni primitivi
medicinali di pronto soccorso; il piccolo camion, come emergenza, può anche servire a qualcuno che si
senta male o per chi non ce la fa proprio più a camminare. Non si sa mai. Giunti al Santuario i fedeli
ascoltano la Messa, durante la quale seguitano, incessanti e preponderanti, le lodi alla Vergine: chi
supplica l'intervento miracoloso della Madonna per problemi personali ( " Fatemi la Grazia Maria"
) chi ringrazia per l'ottenimento di impetrazioni precedenti ( " Grazie Maria " ). Poi, nell'ampio prato
accanto alla chiesetta, avviene una gioviale refezione con pagnottelle e bicchieri di cartone pieni di vino,
come in uno spensierato fuori porta. C'è qualche fisarmonica. Si canta Quanto sei bella Roma. Il
pellegrinaggio al Divino Amore è finito.
Il 17 gennaio è la data dell'appuntamento annuale per la benedizione degli animali. Il singolare
rito avviene davanti alla chiesa di Sant'Eusebio, all'angolo tra piazza Vittorio e via Napoleone III. Già
verso le 8 arrivano i padroni con le loro amate bestiole. Sì, bestiole, quasi tutti animali domestici,
compagni il più delle volte di giornate casalinghe di solitudine. Gatti portati a braccia o amorosamente
sistemati in grossi cestini di vimini, protetti da coperte perché non prendano freddo; cani al guinzaglio,
qualcuno con il cappottino, sempre per il gelido gennaio, ben puliti e pettinati come al loro primo
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