Page 40 - Genta a Roma
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FERNANDA GATTINONI                         Creatrice di moda e di eleganze
            (1906-2002)





                   Cominciò  a  lavorare  giovanissima,  nel  1924,  e,  per  quasi  ottant’anni,  la  sua  vita  è  stata
            consacrata  all’eleganza  e  al  bello.  I  vestiti  che  lei  ha  ideato  e  le  donne  che  li  hanno  indossati
            fanno  parte  integrante  del  Novecento.  Quelle  donne  e  quegli  abiti  stanno  ormai  nella  storia
            dell’eleganza e della femminilità mondana del secolo e possono raccontare chiaramente un’epoca.

            Il vestito da sposa per Maria José di Savoia, il guardaroba per Edda Ciano, figlia di Mussolini, il
            tailleur in velluto verde per Clara Calamai, diva del cinema italiano, i variopinti abbigliamenti per
            Lana Turner e per Kim Novak, sfolgoranti stars hollywoodiane tutte vitini e curve, lo stile impero
            per  Audrey  Hepburn,  protagonista  di  Guerra  e  pace,  il  cui  bozzetto  le  valse  una  nomination  agli

            Oscar. Una vita piena e operosissima.
                   Fernanda Gattinoni era nata a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, da una famiglia
            benestante,  imprenditori  alberghieri,  di  aperta  mentalità.  Si  reca  infatti,  da  sola,  a  Londra  per
            studiare l’inglese; nel frattempo s’interessa di molte cose: suona l’organo alla Saint Peter Church,
            organizza piccoli spettacoli teatrali impegnandosi a disegnare i costumi per gli attori. È a questo
            punto,  negli  anni  '20  londinesi,  che  comincia  la  sua  carriera.  Fa  un  lungo  apprendistato  da

            Molyneux, il gran sarto francese che fornisce la Corte di S. Giacomo. Nell’ambiente della moda
            internazionale  Fernanda  spicca  per  estro  e  temperamento,  si  fa  un  certo  nome.  Ha  il  suo
            caratterino,  altero  e  combattivo.  Rifiuta  l’invito  della  mitica  Coco  Chanel  che  le  propone  di
            lavorare nel suo atelier:”Quelle mani così nodose e gialle dalla nicotina. Le continuava a muovere:
            esprimevano che era una donna imperiosa, sprezzante. Non saremmo andate d’accordo". Intorno

            al 1930 torna in Italia e collabora con la sartoria milanese di Anna Ventura che poi si trasferisce a
            Roma. Nel 1934 la Gattinoni, ormai stabilitasi nella capitale, ne assume la direzione. La clientela è
            prevalentemente quella dell’aristocrazia romana, delle mogli e delle amanti dei gerarchi, delle dive
            dei telefoni bianchi, belle e capricciose. Fernanda è in contatto con tutte che, forse inconsapevoli,
            si ritrovano insieme per ordinare dalla più prestigiosa maison del momento gli ultimi seducenti

            abbigliamenti di un’epoca che sta scomparendo. L’ultimo soprabito grigio di cachemire per Edda
            Mussolini Ciano è creato dalla sartoria Ventura su disegno di Fernanda Gattinoni.
                   Nel  1945,  dopo  il  periodo  buio  dell’occupazione  tedesca,  viene  fondata  la  Sartoria
            Gattinoni con sede  in via Marche;  si  trasferirà  poi,  per sempre,  in  via  Toscana  1.  Le  strade si
            trovano tutte e due nella Roma elegante del dopoguerra, di via Veneto, di Hollywood sul Tevere,

            della  Dolce  Vita,  dell’Ambasciata  americana,  dei  caffè  della  società  mondana.  Dalla  Gattinoni
            accorrono tutte quelle donne, bellissime e presenzialiste che sono il frutto e  il fulcro di questo
            mondo  brillante  e  festaiolo:  farsi  servire  da  "Madame  Gattinoni"  è  una  conquista  sociale,  una
            necessità  professionale  sia  per  le  italiane  che  per  le  straniere  di  rango.  Su  alcune  di  queste
            superdonne  "Madame"  esprimerà  giudizi  talvolta  taglienti  considerandole  sempre  però  come
            normali  esseri  umani,  al  di  fuori  della  loro  riconosciuta  notorietà:  Anna  Magnani  ("Energia

            cosmica in espansione come il nero che amava indossare"), Ingrid Bergman, portata in atelier da


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