Page 42 - Genta a Roma
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"IL GENERALE MANNAGGIA LA ROCCA" Personaggio e interpreti
Luigi Guidi (1833-1901)
e i suoi emuli
Arcangelo Lombardi e Luigi Petrangeli
"Generale Mannaggia La Rocca" è il soprannome che si diede Luigi Guidi creatore e
primo interprete di questa maschera diventata celebre negli ultimi carnevali romani
dell’Ottocento.
Luigi Guidi, livornese trapiantato a Roma fin da ragazzo, fa lo stracciarolo, con bottega al rione
Ponte, in via Vecchierelli, banchetto a Campo de' Fiori e lavoro in tutte le strade della città.
A forza di avere sempre tra le mani una quantità di vestiario di ogni tipo, finisce con
l’inventarsi e costruirsi un insolito e curioso travestimento con il quale partecipa, altezzoso e
altero, alle sfilate carnevalesche. La sua maschera la chiama "Generale Mannaggia La Rocca"
alludendo, storpiandone il nome, al vero generale Enrico Morozzo della Rocca, ministro della
Guerra e primo aiutante di campo di S.M. il re. Ne dà un dettagliato ritratto Mario Verdone nel
suo Le maschere romane:”Aveva un cognome da operetta, con spadone di legno, naso rosso,
spalline e speroni, decorazioni di cartapesta, pantaloni blu con bande rosse ed elmo con piume
colorate, spesso anche di carta. Aveva, come ogni buon comandante, o un Pazzariello
napoletano, un seguito, composto di tamburino, trombettiere, e altri aiutanti. Arrivava quasi
sempre a cavallo, con una bestia vecchia e macilenta, o con un somaro. Il gruppo, quasi
un’armata Brancaleone, era seguito da uno stuolo di straccioni e monelli che schiamazzavano,
anch'essi forniti di spade di legno, cappelli di carta, tamburelle. La folla lo accoglieva con risate e
sberleffi, gli immancabili "vernacchi", ai quali "Er Generale" dava adeguate risposte. Fioccavano,
al suo passaggio, cipolle, carote e torsi di broccolo.
Per questa mascherata il Guidi riceveva un piccolo rimborso-spese dal Comitato del
Carnevale, ma non gli sembrava mai sufficiente, e se ne lamentava".
Con tutte queste caratteristiche il "robbivecchi", trasformato in "Generale", diventa un
personaggio noto in tutta Roma: insomma, il re del Carnevale. La sua notorietà si accresce ancor
più quando, nel 1897, è coinvolto, senza volerlo, in una sfida lanciata da alcuni ufficiali italiani
al principe Enrico d’Orléans che ha denigrato i soldati del nostro esercito. Il principe, dato il suo
rango, accetta di duellare solo con un suo pari. E sarà quindi il conte di Torino, Vittorio
Emanuele di Savoia-Aosta a ferire nel duello riparatore l’Orléans. Il fatto ha grande risonanza in
tutta Europa con una lunga coda di nuovi duelli, sfide e controsfide, tra francesi e italiani. Un
francese permaloso, Thomeguez, si mette a disposizione di tutti gli ufficiali superiori italiani che
vogliono battersi con lui. A questo punto un brillante giornalista de La Tribuna di Roma,
l’avvocato Rubichi, che si firma "Richel", interviene nella polemica e gli invia questo beffardo
telegramma:”Provocazione accettata da mia parte e da un gruppo italiano. Firmato: Generale
Mannaggia La Rocca della nobile schiatta dei Cenci. Roma – via Quattro Fontane". Il francese
abbocca ed accetta il duello. Si può immaginare il suo stupore e la sua ira quando viene a sapere
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