Page 53 - Genta a Roma
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Forse per questa ragione, i suoi giri di vendita non si svolgevano nel centro caotico e rumoroso:
lei preferiva il silenzio di Roma vecchia, Campo de' Fiori, la Cancelleria, piazza della Pigna, il
Collegio Romano, vicoli e piazzette di Parione e Regola. La sera sul tardi, stranamente, faceva
alcune puntate a via Veneto e, persino al mondanissimo ed esclusivo "George" di via Marche. I
suoi brontolii erano incompatibili con il frastuono.
La bizzarra vendita della "sora Nina" conobbe il suo piccolo successo, facendone una
simpatica macchietta, finché il demone dell’originalità ebbe il sopravvento. Ormai praticamente
inventava i titoli dei giornali. I fatti, gli avvenimenti, le notizie, gli eventi, i motivi che annunciava
non erano, ovviamente, contenuti nel giornale in quanto inesistenti. E la gente che lo comprava,
li cercava ma non li trovava.
Ma i titoli inesistenti erano talmente fantasiosi, insoliti, trasgredenti, divertenti e attraenti
che spesso venivano ugualmente pagati alla venditrice – autrice. Questi, chiamiamoli titoli,
sembravano suggeriti da Ionesco, da Campanile o da Zavattini:”Bartali fa l’amore cor Papa",
"Formiche giganti a Ostia Lido", "Retata di briganti a piazza del Popolo", "È scappato il
rinoceronte dal Giardino Zoologico", "De Gasperi non è andato a messa". Insomma l’arte per
l’arte.
Se gli spiritosi si divertivano i benpensanti soffrivano. Si disse che allo stesso ministro
dell’Interno Mario Scelba non piaceva l’andazzo e, insomma, alla "sora Nina", voce libera e
trasgredente nella noiosità della Roma democristiana, fu tolta la licenza di vendita ambulante dei
giornali.
La "sora Nina" ritornò sulle strade qualche tempo dopo: non inventava più titoli tratti da
uno stupendo giornale dell’assurdo ma, come ricorda Tem Agostini nella Strenna dei Romanisti
"…s’era messa a vendere corni di tutte le misure, fino a trenta centimetri di lunghezza; e insieme
con i corni vendeva ferri di cavallo, "tredici", quadrifogli, ecc… La collezione completa delle
scioccaglie antinfortunistiche se la portava appresso bene in mostra, la più parte appuntate con
spilli e nastrini variopinti sullo scialle di lana che gli faceva da mantellina; il restante della
mercanzia dentro un cestino di vimini, e le riserve dentro il sacco della spesa".
Riferendosi al suo strillonaggio speciale la "sora Nina" così rifletteva:”Scelba me lo ha
proibito perché le dicevo troppo grosse….. So' disgraziata perché so' invidiata. Sto senza denti,
sto senza stommico, ma cio' la forza de spirito; so' sverta e vendo le corna".
Angelina Biancatelli, l’inventiva strillona romana, morì all’Ospedale di S. Camillo il 3
novembre 1953.
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