Page 56 - Genta a Roma
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Nerone. Questi (o meglio l’attore Jennings), prende la fuga,  si chiude dentro il suo camerino e,
            terrorizzato,  rifiuta  di  continuare  la  sequenza;  si  è  obbligati  a  terminare  la  ripresa  con  una

            controfigura: brutti presagi.
                   Intanto nel capannone della Palatino film sono state erette delle gradinate in finto marmo
            alte più di quattro metri dove siederanno le comparse-spettatori. Alle tre del pomeriggio tutto è
            pronto per le riprese e Palombi è in prima fila accanto al parapetto della costruzione fittizia. Alla
            prova  che  precede  la  prima  ripresa,  fra  schiocchi  di  frusta  e  comandi  in  tedesco  –  circense,
            entrano i leoni  nell’arena.  Le  belve  sono guidate  dal  capitano  Schneider  con  la  moglie,  esperta

            ammaestratrice;  un’altra  domatrice,  la  cognata  di  Schneider,  travestita  da  matrona  romana,  è
            invece  in  mezzo  alle  comparse,  sulle  gradinate,  per  controllare  la  zona  dalle  fiere,  con  il  suo
            scudiscio. Quando  il  gruppo  dei  leoni  sta  ormai  per  rientrare  nella  gabbia,  la  giovane  leonessa
            Europa,  inaspettatamente  spicca,  ruggendo,  un  incredibile  salto  e  raggiunge  l’alta  costruzione,

            azzanna al collo il trasecolato Augusto Palombi, lo trascina giù nell’arena e ne fa rabbiosamente
            strazio. Il terrore si sparge fra le comparse che si precipitano disordinatamente verso le scalette
            delle gradinate in cerca di scampo. In questa confusione nulla può fare la domatrice matrona con
            la  sua  inutile  frusta.  La  belva,  sempre  più  inferocita  non  lascia  la  preda.  Alcune  comparse
            svengono,  altre  rimangono  a  terra  contuse  nella  ressa  del  caos.  Uno  dei  tre  operatori
            cinematografici del  film,  Giovanni Granata,  ha  in  tasca  una  rivoltella e  spara  qualche  colpo ad

            Europa cercando di abbatterla, ma la ferisce solamente ad una spalla. Il domatore capo Schneider
            a forza di frustate riesce a far entrare nella gabbia tutte le belve ancora libere che, all’odore del
            sangue del povero Palombi, cominciano ad eccitarsi.
                   Un ex pompiere, tale Marconi, di servizio nel teatro di posa, chiude provvidenzialmente la
            porta  del  capannone  impedendo  alla  leonessa,  rabbiosissima,  di  poter  uscire.  Finalmente,  il

            capitano domatore, con i suoi aiutanti armati di scudisci, forconi e ferri roventi, costringe la fiera
            a lasciare il corpo di Palombi ormai ridotto a stracci di tunica e di sangue. Quel che ne rimane,
            viene portato con un’automobile al vicinissimo ospedale militare del Celio dove viene depositato
            nella sala incisoria a disposizione dell’autorità giudiziaria. Tutto lo stabilimento della Palatino film
            viene  chiuso  e  piantonato  a  cura  del  commissario  di  P.S.  Celio,  cav.  Travaglino,  in  attesa  del

            sopralluogo del regio pretore. I responsabili del film  Quo V adis?,  Arturo Ambrosio produttore,
            Georg Jacoby e Gabriellino D’Annunzio registi, Alfred Schneider domatore, presenti alla scena,
            si rendono subito irreperibili sfuggendo alle ricerche della polizia.
                   La notizia del raccapricciante fatto ("Un uomo è stato mangiato da un leone!") si sparge
            subito  in  tutta  Roma  e  suscita  ovunque  impressione  e  sbalordimento.  Il  piccolo  mondo  del

            cinema  romano  è  scosso  e  commosso  per  la  fine  di  Augusto  Palombi  di  cui  tutti  vanno
            ricordando ora i modi garbati e discreti.
            I  funerali  si  svolgono  all’ospedale  militare  del  Celio  dove,  nella  camera  ardente,  il  cadavere
            dell’infelice  comparsa  viene  chiuso  in  una  bella  cassa  di  noce.  Un  gruppo  di  comparse  di  Quo
            Vadis?,  suoi  colleghi,  trasportano  a  spalla  il  feretro  nella  cappella  e  il  cappellano  militare,  don
            Raffaele Acernese, celebra la messa di requiem e benedice la salma. Nel piazzale attende una folla

            numerosissima: ci sono tutti, attori e attrici, generici, tecnici, operai. E tante comparse, per una


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