Page 83 - Genta a Roma
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però, su esplicita richiesta del novello conte che, modesto, non vuole farne sfoggio e preferisce
continuare di essere chiamato dai dipendenti col vecchio "sor Romolo" che meglio suona alle sue
alle sue orecchie e che, spera, lo terrà al riparo dalle frecciate. Che invece arrivano e
particolarmente astiose. Sul"sor Romolo"piombano subito malevoli allusioni e battute cattive:"Ha
pagato, e chissà quanto, per farsi fare conte", "Il conte dei selci", "Il conte della monnezza".
Come al solito il"sor conte"incassa e non replica. Del resto seguita ad incassare sul serio tanti
soldi per tanti altri lavori che lo impegnano in ogni direzione. Alla vigilia della guerra acquista
molti studi nell’artistica via Margutta e, nella stessa zona, diventa anche proprietario dello stabile
dell’"Hotel de Russie" a via del Babuino che ha smesso di essere l’albergo storico più elegante di
Roma Lo farà restaurare nel 1954 dopo l’ultimo grande conflitto.
Il vento sta cambiando in Italia e le vicende militari della guerra sono ormai critiche:
anche Vaselli fa una piccola fronda al sistema ed entra in contrasto con il Partito fascista (gli è
intercettata una conversazione telefonica di tono disfattista), gli viene tolta la tessera, decade da
consigliere nazionale.
Da questo momento, è il 1942, si mette da parte in attesa di tempi migliori. Ma dopo l’8
settembre, se gli antifascisti non gli perdonano la proficua adesione al regime, i nuovi fascisti gli
rimproverano il successivo rinnegamento: per gli uni e per gli altri è un profittatore e un
voltagabbana. Passa qualche guaio, molta paura, con i tedeschi che vogliono collaborazione
(riesce a non concederla) e con i repubblichini che mandano avanti alcune denuncie (risolte in
vere e proprie grassazioni). Comunque se la cava.
Altra musica con gli Alleati. A seguito di delazioni, di accuse di collaborazionismo e di
illecito arricchimento Romolo Vaselli è mandato al carcere di Regina Coeli per 20 giorni. Intanto
Charles Poletti, il colonnello americano, commissario del Governo Militare Alleato, dispone, su
proposta della nuova Giunta comunale di Roma, il commissariamento dell’Impresa Vaselli
ravvisandola come azienda privilegiata negli appalti di opere pubbliche e di pubblici servizi.
Dopo quarant’anni di continuo e florido sviluppo l’impero di Vaselli subisce un
improvviso e inatteso scossone: mai nessuno, finora, si era azzardato a mettere le mani nelle
faccende della società. Figurarsi l’onta di un commissariamento. Questo è poi il periodo di
massima acredine verso la persona di Vaselli. Alla sua uscita da Regina Coeli si legge che "il re
delle immondizie, il mangiatore di selci, universalmente odiato dai lavoratori e dallo stesso
popolo, è uscito dal carcere". Si insinua che la liberazione sia dovuta all’intervento di qualche alta
personalità del Ministero a favore del vecchio imprenditore; si richiama l’attenzione degli uffici
finanziari sulla ricchezza accumulata negli anni da Romolo Vaselli.
Allora, per la prima volta il "sor Romolo" esce dal riserbo e risponde ai giornali. Quando
Palmiro Togliatti fa il suo nome additandolo come il prototipo dell’industriale fascista privilegiato
dal regime, Vaselli scrive una lettera all’Unità che è un’accorata autodifesa del suo operato: egli ha
contribuito soltanto all’occupazione dei lavoratori, ha procurato benessere al Paese, ha lavorato e
guadagnato onestamente; e poi, aggiunge, perché prendersela solo con lui, vero capro espiatorio,
tra migliaia di industriali che hanno lavorato durante il ventennio? E poi, conclude, la sua
ricchezza era stata raggiunta ancor prima dell’avvento del periodo fascista. Vaselli dispone che la
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